Italexit condanna il modus operandi del governo italiano e dell’Unione Europea nel fronteggiare l’emergenza Ucraina.

In merito, qualifichiamo come deplorevole la decisione di inviare armi, uomini e mezzi militari in Ucraina.

L’invio di armamenti e contingenti a favore di uno schieramento significa di fatto sostenere la guerra, portarla avanti, espandere il conflitto sino in casa propria.
Il governo Draghi ha schierato il nostro paese su una linea interventista e bellicista, facendo venir meno il ruolo storico da sempre assunto dalla Repubblica italiana nelle relazioni internazionali: quello di paese neutrale, mediatore, che ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali.

Italexit ha presentato in Senato una proposta di risoluzione per bloccare l’invio di armi in Ucraina, cessare lo stato di emergenza, aiutare le imprese italiane colpite indirettamente dalle sanzioni contro la Russia e avviare relazioni diplomatiche indipendenti da quelle dell’Unione Europea. L’iniziativa lanciata dal senatore Gianluigi Paragone è stata bocciata da tutti gli schieramenti partitici presenti in Parlamento.

Sul tema sanzioni bisogna essere coscienti del fatto che il paese che ne verrebbe più penalizzato sarebbe proprio l’Italia.

Nel nostro paese la maggiore fonte di produzione per l’energia elettrica è il gas. L’Italia importa quasi il 40% di gas dalla Russia. Le sanzioni potrebbero innescare un’impattante diminuzione delle forniture di gas, con conseguenziale rincaro delle bollette su famiglie e imprese, più una diminuzione dell’export italiano verso la Russia.
In questa vicenda bisogna inoltre riconoscere gli errori dell’Unione europea, la quale non è esente da responsabilità politiche. Questa guerra poteva e doveva essere evitata.

Per ben otto anni l’UE ha osservato in silenzio i continui bombardamenti della regione del Donbass ad opera di una parte dell’esercito ucraino filo nazionalista e il genocidio perpetrato nei confronti di quella parte di popolazione etnicamente russofona.
L’Ue ha mostrato una clamorosa inconsistenza sul piano internazionale e una totale incapacità nell’imbastire una seria mediazione che impedisse il precipitare degli eventi.
La decisione dell’Ue di inviare armi letali in Ucraina rischia di innescare una pericolosa escalation militare. Tale linea politica segna la fine dell’integrazione europea come progetto pacifista per conciliare i popoli europei; segna lo svuotamento della tesi da sempre supportata dai filo unione-europeisti secondo cui la presenza dell’UE sia indispensabile per il mantenimento della pace sul continente europeo.
L’esportazione di armi e di attrezzature militari voluta da Bruxelles rappresenta una seria minaccia alla pace e un rischio per la sicurezza nazionale dei paesi UE, perché implica la possibilità di estendere il conflitto.

La posizione di Italexit è dunque quella di una condanna bipartisan, sia nei confronti della Federazione Russa per l’aggressione in atto e sia nei confronti dell’Ucraina per la guerra in Donbass portata avanti in questi otto anni.
Fatte queste premesse, l’Italia non può però esimersi dal fare il proprio interesse nazionale.
L’interesse dello Stato italiano non può essere certo quello di portare il popolo italiano in guerra o verso una recessione economica di dimensioni gigantesche.
Alla luce di questo scenario drammatico, Italexit suggerisce la via della diplomazia e della conciliazione: neutralità dell’Italia e ripudio dell’invio di armi e di soldati in Ucraina; perorare la causa della pace esclusivamente mediante l’invio di aiuti umanitari; mediare sulla proposta di un’Ucraina neutrale da ogni eventuale blocco politico o alleanza militare.
Attuare dunque una linea di politica estera che possa portare alla cessazione delle ostilità.
La guerra va ripudiata, non alimentata.”

Questo è quanto riferisce, con una nota, il coordinamento di Italexit con Paragone Molise.