Mai nella storia politica si è visto utilizzare metodi penalizzanti per la scelta delle amministrazioni degli enti in quota ai partiti di maggioranza.
Solo in Molise si poteva assistere ad una vera e propria azione discriminatoria nei confronti di un gruppo politico che ha contribuito alla vittoria elettorale con 5.200 voti. Discriminazione dovuta solo e semplicemente al fatto che quel gruppo politico si è contraddistinto da una lista che porta il mio nome.
Mi riferisco, nello specifico, alle nomine fatte dal presidente Micone per il Cda di Molise Acque di cui un componente sarebbe spettato, secondo quanto deciso davanti a tutti in maggioranza e di cui il presidente Toma si era fatto garante, al gruppo “Iorio per il Molise”. Micone ha tradito la fiducia che io stesso gli avevo concesso quando ho acconsentito che a decidere fosse lui e non il Consiglio regionale. Avrebbe potuto almeno salvare la faccia con una telefonata che ne spiegasse i motivi. Questo dal punto di vista della ripartizione delle cariche che in politica sono d’obbligo per il buon andamento di una coalizione.
La delusione del metodo e del comportamento di chi dovrebbe essere il principale garante degli accordi politici presi alla luce del sole e degli equilibri di maggioranza lascia il posto ad una considerazione che può essere una consolazione dal punto di vista politico ma non da quello pratico per il bene del Molise: si tratta infatti di nomine da basso impero a cui il presidente Micone ha proceduto seguendo un principio logico, perchè di fatto ha ricollegato la vecchia maggioranza di centrosinistra. Oggi i vari componenti dei vari partiti, movimenti o soggetti singoli che sono soliti spostarsi da un parte all’altra si ritrovano ancora insieme appassionatamente in tutti gli angoli della Regione Molise sotto le finte spoglie di un centrodestra che ideologicamente non esiste ma è rappresentato da semplici gestori di una fetta di potere all’arrembaggio.