di Pietro Tonti
Le contraddizioni del nostro Molise emergono in maniera evidente rispetto al resto del mondo. Qualche giorno fa con il direttore di TeleAmbiente Stefano Zago di origini molisane di Bagnoli del Trigno, ospite di una mia trasmissione di Planet Earth a Roma, discutevamo sulla Cop28 appena conclusasi a Dubai, la quale ha visto oltre 200 Stati confrontarsi sui cambiamenti climatici. Uno dei tanti ragionamenti è confluito sulla popolazione mondiale, in cui il parallelo dagli inizi del 900, fino ai giorni nostri è sconvolgente. Da una popolazione di poco meno di un miliardo di persone ai primi del secolo scorso, è lievitata in 123 anni a 8 miliardi di abitanti e nel 2050 la previsione è di 10 miliardi di anime che devono vivere e sfamarsi su questo pianeta.
Naturalmente il pensiero non poteva che andare al nostro Molise, in cui da anni stiamo vivendo uno spopolamento galoppante, perdendo circa 3.000 persone ogni anno per emigrazione e morti. Parrebbe quasi che il Molise faccia parte di un altro mondo e quello che avviene nel resto del pianeta terra abbia un effetto contrario alla tendenza della grande crescita demografica.
Il Molise non esiste? Esiste e viaggia contro corrente.
Eppure la presenza dell’uomo sulla terra ricopre l’83% della sua superficie. Oggi solo lo 0,8% del pianeta non è abitabile per condizioni climatiche estreme; nel 2070 sarà il 18% e in questa zona vivono 2 miliardi di persone, che si muoveranno per non morire. Tutto ciò che è legato al riscaldamento globale è un fenomeno esponenziale dicevamo a Roma.
Dovremo aspettare ancora 50 anni quindi per vedere il Molise rientrare nella tendenza di un aumento della sua popolazione? Anche no!
Forse rientreremo in quella percentuale di inabitabilità e di quello che è oggi il Molise, rimarranno solo i ruderi di un passato nemmeno tanto glorioso.
O forse dovremmo essere più ottimisti e immaginare che quando le pressioni dell’Africa saranno più marcate e quel processo di trasferimento in altri stati economicamente più sostenibili sarà saturo, ecco che anche il meridione d’Italia dovrà ospitare e creare nuove ricchezze, lavorative e alimentari di sostegno. Sarà un processo lungo, ma inevitabile che coinvolgerà anche il Molise, o una macro regione in cui confluirà l’area dell’attuale Molise? Chi può saperlo. Nemmeno il PNRR e la volontà europea di eguaglianza tra nord e sud sta avendo successo rispetto alla incancrenita “questione meridionale”. Di questo passo il Molise sarà destinato all’oblio anche amministrativo, una microscopica regione sommersa da debiti insanabili, da lavoro introvabile e da scarsi servizi. Quello di un ritorno riaggregante con l’Abruzzo, comincia ad essere una necessità, più che una certezza.