Vincenzo Di Lauro, l’industriale venafrano che nel 1981 cercò con uomini e macchinari della propria azienda, la CMV, di salvare Alfredino Rampi, il fanciullo precipitato in un pozzo artesiano a Vermicino vicino Roma

La vicenda torna alla mente con la scomparsa di Nando, il valoroso vigile del fuoco che in tutti i modi tentò di estrarre il ragazzo, purtroppo senza riuscirvi

1981, l’anno della tragedia di Vermicino, Comune alle porte di Roma. Era estate e in un pozzo artesiano della zona precipitò lo sfortunato Alfredino Rampi, fanciullo che purtroppo non riuscì più a veder la luce ed a salvarsi, nonostante gli sforzi di tanti, in primis del valorosissimo vigile del fuoco Nando. Questi con abnegazione e coraggio da leone, opportunamente imbracato, si calò nel pozzo, restò per ore nelle viscere della terra, riuscì a raggiungere Alfredino e rimase giù a parlargli praticamente un giorno intero, raccontandogli e dicendogli di tutto e di più perché il fanciullo rispondesse e restasse vigile in attesa di poterlo riportare in superficie e finalmente salvarlo. Operazione quest’ultima, il salvataggio, purtroppo non riuscita, nonostante il coraggio e l’impegno dell’impagabile Nando, che ieri l’altro ultraottantenne ha cessato di vivere. La scomparsa del valorosissimo Nando fa tornare alla mente i tanti che nella circostanza si prodigarono per cercare di salvare il piccolo. All’epoca fu una generosissima corsa contro il tempo praticamente da parte di tutt’Italia e non mancarono personaggi sconosciuti ai più che cercarono di darsi da fare, di proporre e di avanzare idee al fine di tirar fuori Alfredino da quel pozzo. Tra i tanti ricordiamo il venafrano Vincenzo Di Lauro, capitano d’azienda e co-titolare dell’allora CMV (Costruzioni Meccaniche Venafrane), azienda metalmeccanica per perforazioni e diagnostica del sottosuolo, divenuta poi MDT ed oggi purtroppo definitivamente scomparsa. Era convintissimo, il Cav. Di Lauro, di riuscire a salvare il fanciullo se gli avessero permesso di mettere in atto il proprio piano di salvataggio. L’imprenditore venafrano, rinomato per la passione che metteva nel proprio lavoro, proponeva di scavare -l’avrebbero fatto uomini e macchinari della propria CMV, anticipò Di Lauro- un pozzo parallelo a quello in cui era precipitato Alfredino, di scendere ad un livello ancora più profondo di quello in cui era rimasto incastrato il fanciullo e, risalendo nel pozzo artesiano ed arrivando finalmente da sotto al ragazzo, spingerlo con accortezza verso l’alto una volta liberatolo dalla strettoia in cui era rimasto incastrato. “Intervenendo da sopra -affermava l’industriale venafrano- si finirà per far scendere ancora più giù il ragazzo”. Come purtroppo avvenne, senza riuscire a salvare Alfredino ! Vincenzo Di Lauro parlò con tutti, implorò che gli dessero ascolto, raggiunse di persona Vermicino e la località della tragedia rimanendovi giorni interi, insistette perché gli permettessero di agire secondo le proprie idee, ma purtroppo non gli ebbe credito e non venne ascoltato ! Alla fine Vincenzo Di Lauro dovette tornarsene mestamente nel proprio Molise, senza poter agire ! E’ parso giusto, oggi che il valoroso Nando non c’è più e che si è tornati a parlare di Vermicino e di Alfredino Rampi, ricordare l’appassionato imprenditore venafrano, un molisano che amava il proprio lavoro, l’azienda che aveva creato, gli stessi suoi dipendenti, ma che nella drammatica circostanza non riuscì a mettere in atto -per decisioni superiori !- quanto aveva in mente per salvare lo sfortunato fanciullo romano.

Tonino Atella