di Americo Mucciaccio
Con la scelta dell’acquirente con cui trattare, è ufficialmente partita la trattativa per la vendita del 90% delle quote societarie del Gemelli Molise. 33 milioni l’offerta. Soldi che arriveranno da un fondo che, nelle dichiarazioni, è svizzero, ma che ha il sito web registrato a Vaduz, capitale del Liechtenstein, un paradiso fiscale per chi vuol proteggere i suoi capitali dal fisco dei propri paesi d’origine.
Quindi la natura del fondo è di per sé stessa ambigua. I capitali sono svizzeri o sono detenuti a Vaduz? Non è che la prima domanda, poi ne arrivano altre a cascata. Stefano Petracca, che si definisce gestore o amministratore del fondo, ne è il titolare effettivo?
Perché, se non è lui, si rischia di incappare nei paletti della legge antiriciclaggio. Era il 1° Maggio di quest’anno, quando la Discussione, giornale fondato da Alcide De Gasperi, titolava in prima pagina così: “Il Papa contro il riciclaggio”.
Un avvertimento e un monito precisi, troppi gli scandali finanziari che hanno coinvolto gli affari di Santa Romana Chiesa negli ultimi tempi, non ultima la truffa dell’acquisto di un palazzo a Londra, pagato ben oltre il valore reale, grazie a commissioni e mazzette fuori sacco pagate a intermediari, prelati e monsignori.
Insomma, bisognava porre un argine e Papa Francesco lo ha posto. A ricordare il progressivo percorso compiuto dal Vaticano in materia di lotta al riciclaggio del denaro, è Sergio Silvestri, direttore della Scuola Italiana Antiriciclaggio & Compliance.
Silvestri – raggiunto telefonicamente – invita a riflettere sulle più recenti dichiarazioni, pronunciate dal Papa quando lo scorso ottobre ha ricevuto in udienza il Comitato di esperti del Consiglio d’Europa. In quella circostanza il Papa ha detto che: “Le politiche di antiriciclaggio costituiscono uno strumento per monitorare i flussi finanziari, consentendo di intervenire laddove emergano tali attività irregolari o, addirittura, criminali”.
Alcuni dei più recenti fatti di cronaca accaduti nelle mura vaticane riportano a quando Gesù scacciava dal tempio i mercanti e insegnava che non si può servire Dio e la ricchezza.
Forte di quell’insegnamento, Papa Francesco continua a imprimere all’Ordinamento vaticano misure sulla trasparenza nella gestione del denaro e per contrastare il riciclaggio. Alla base di queste premesse, siamo sicuri che, appena la trattativa dovrà ricevere il parere positivo e vincolante del Vaticano, questo arrivi?
I soldi per l’acquisto del Gemelli arrivano da una specie di Paradiso fiscale, potrebbero certamente essere soldi puliti, raccolti legalmente, ma è necessario certificare che non siano ‘’sporchi’’, soldi riciclati, frutto di tangenti, magari capitali esportati illegalmente e fatti rientrare attraverso l’acquisto della struttura sanitaria molisana.
Per questo motivo c’è l’obbligo di indicare il titolare effettivo, per la legge antiriciclaggio e per i rigidi limiti imposti dal Vaticano. E anche noi, dal nostro piccolo osservatorio di provincia, siamo curiosi di sapere chi sia il titolare effettivo di quei capitali.
I molisani ne hanno diritto, sono soldi che servono a far andare via il Gemelli dalla nostra regione e tutti desideriamo la massima trasparenza, a partire da sua Santità Papa Francesco. Quello che poi diventerà il Gemelli Molise, supposto che rimarrà quel nome, è un’altra puntata della storia. Ora fuori le carte, vediamo i soldi da dove arrivano e di chi sono.