“Quando il sindacato non viene ascoltato, quando si prendono sotto gamba i suoi richiami ai problemi e la necessità di trovare, per tempo, una soluzione, quando le soluzioni ci sono e non si vogliono praticare e quando -peggio ancora- si sottoscrivono accordi e poi non se ne fa nulla… così va a finire: i lavoratori sono a spasso, il servizio che assicuravano langue, si intasano di carte i tribunali, alla fin fine persino i diritti dei lavoratori vanno a farsi benedire.”

Questo la valutazione della leader sindacale, Tecla Boccardo, alla sentenza di condanna della Provincia, che la obbliga a versare alla ex precaria del Centri per l’Impiego migliaia di euro.

 È una storia che parte da lontano e che la sindacalista ricapitola così: “Da anni i nostri Centri per l’Impiego stanno in piedi grazie al lavoro dei precari. In buona sostanza: precari che dovrebbero trovare un buon posto di lavoro ai disoccupati. Di contratto in contratto, nell’incertezza del domani. Arriva il decreto ‘Madia’, e le disposizione normative specifiche per i precari dei CPI che consentono, pur con le debite attenzioni, di stabilizzare i loro rapporti di lavoro. E così si fa in molte regioni d’Italia, dove i precari sono diventati lavoratori con contratti a tempo indeterminato. Ma da noi no. Nonostante che il sindacato si sia battuto per applicare la norma e stabilizzare questi lavoratori, nonostante riunioni estenuanti, nonostante proteste, occupazioni ad oltranza del consiglio provinciale, prese di posizione… da noi, purtroppo, la stabilizzazione non si è fatta.

La negazione di un diritto, la disattesa stabilizzazione è stato il vero punto di caduta che porta al riconoscimento del risarcimento ai lavoratori, o, per essere più precisi: la politica ha assicurato che si sarebbe fatta, addirittura con la Provincia di Campobasso si individuò il percorso e si sottoscrisse un accordo (alle 2 di notte, tanto per dire).

Da lì comincia il rimpallo fra Provincia, che dismette questa attività, e Regione, che non è pronta a subentrare nella gestione dei Centri per l’Impiego. In questi mesi i lavoratori, giunti in scadenza ogni contratto precario, sono stati lasciati a casa, come l’altro gruppo di lavoratori che hanno presentato il servizio presso i CPI fino a giugno scorso nel sistema di orientamento.

 

Il Molise ha perso risorse preziose (perché c’erano pure i soldi). Ma, ancora peggio, ha perso la possibilità di rafforzare i Centri per l’Impiego, strumenti necessari da mettere a disposizione di coloro che cercano lavoro e per incrociare domanda e offerta di lavoro. Un elemento indispensabile per la ripartenza, economica e occupazionale, del nostro territorio.”

 

“Poi, che i lavoratori facciano ricorso alle vie legali è un loro diritto. Che gli avvocati vincano le cause è il loro lavoro. Ma una nota sulla prima sentenza: è stato ottenuto un risarcimento, non la riammissione in servizio o la stabilizzazione del rapporto di lavoro. La sentenza da ragione anche al sindacato che non chiedeva la proroga all’infinito ma la stabilizzazione dei precari

E di Centri per l’impiego molisani dovremo presto tornare a discutere. Sono, questi, un elemento centrale anche per l’attuazione del reddito di cittadinanza, tant’è che il governo ha deciso di investirci e di rafforzarne personale e capacità operative. Dovrebbero arrivare anche i mitici navigator (quanti, chi, da chi scelti e come, da chi pagati non si sa).

Speriamo solo dopo la stabilizzazione dei precari storici Molisani”.