Ad ArteBari, tra i grandi nomi dell’arte contemporanea l’artista molisana Giulia Di Filippi con tre opere della nuova collezione “Spiteful”, in Fiera del Levante 4 al 6 maggio 2019.
di Antonio Amicone
Una performance di grande livello apprezzata da esperti e investitori dell’arte moderna, da Rai Puglia che ha voluto tra centinaia di opere esposte, inquadrare in primis quelle dell’artista isernina Giulia Di Filippi, quale omaggio all’originalità, al glamour di opere pittoriche fuori dal comune, che incarnano un nuovo stile creativo.
Su Rai tre Puglia il giornalista intervistava il patron della Arte Bari e della Genova Arte Nicola Rossi, il quale affermava che gli investimenti sull’arte si effettuano prima che si abbia la notorietà di un Lucio Fontana: come dargli torto?
Una tre giorni in cui centinaia di visitatori hanno scattato foto, preso appunti e acquisito informazioni sulle tendenze, alla ricerca di nuove idee di contemporaneità stimolata in un coacervo di interessi negli investimenti nell’arte contemporanea.
Su tutte spicca quale tendenza assoluta l’idea del dispettoso “Spiteful” proposta da Giulia Di Filippi, seguita dalle gallerie Petit Prince di Ravello con il suo patron Aldo Caner. E’ qui che gli investitori dell’arte contemporanea, hanno gradito e trovato un originale, quanto moderno e innovativo principio di attrattiva per i propri fini speculativi in arte.
Una qualsiasi opera della nuova collezione “Spiteful”della Di Filippi è destinata a moltiplicarsi di valore nel tempo, questa l’idea che ha caratterizzato universalmente i visitatori della Arte Bari 2019, senza tema di smentita.
Non dimentichiamo la grande affermazione che la Di Filippi ha avuto all’expo Genova Arte contemporanea 2019 con le sue scarpe scultoree tra le più apprezzate e fotografate dell’intera fiera.
Ma qual è il significato, la ricerca e la filosofia della nuova verve creativa di Giulia Di Filippi?
Spiteful Dispettoso
“Una collezione che nasce da una esigenza ancestrale, quella di non prendere troppo sul serio l’esistenza, spesso effimera, mai come la si aspetta; mutevole e mai nelle proprie mani fino in fondo.
Vita assoggettata all’illusione del libero arbitrio, condannata alle ire del fato. E così che ambienti classici, romantici o avveniristici vengono animati da elementi di disturbo nella creatività dell’artista.
Il paradosso è dettato dall’ironia, dal dispetto inteso quale sdrammatizzazione del momento impresso su tela, spazi e soggetti non vogliono rappresentare l’eterna staticità, pretendono ironia, non disprezzo; un gioco quasi perverso tra sacro e faceto, opposti che culminano nella smorfia di una bambina in primo piano o, nella buccia di banana sempre presente negli scivoloni esistenziali. Bronzi di Riace in tacchi a spillo con Paperon Dei Paperoni armato di spingarda che veglia e difende la creatività dispettosa.
Il dispetto non è generato dalla volontà, ma dal fato. Si scivola si cade e ci si rialza, si commisera il momento e si prosegue senza sosta verso la meta della perfezione, insita in ogni azione dell’umano agire.
E’ la sublime ricerca dell’io che esige uno scossone, Giulia di Filippi pretende ilarità, non ponendo mai alla berlina soggetti e ambienti; composizioni riflessive sostenute da quella catarsi purificante dell’arte mai esplorata.
Continua ricerca di spazi dimensioni e personaggi, talvolta coevi con l’artista, talvolta esoterici e machiavellici, che meritano velati dispetti. Mai banali le tele che nascono dal colore sempre esuberante, per traslare momenti e ambienti desueti e lontani dalla mente e dallo spazio, eternandoli in mirabili lavori.”