Riflessione postuma sull’8 marzo. Quali donne?

Dalla Casa Museo “Elena Ciamarra” presso il Castello di Torella del Sannio

di Luigi Fantini

Se bastasse una mimosa per festeggiare la figura della donna avremmo una visione miope di ciò che essa rappresenta e del ruolo centrale che ha da sempre rivestito nella famiglia e nella società. Se, invece, la confondessimo con i fumi dell’alcool o solo con i sapori di un sugo al ragù o con un ricco piatto di pesce di una serata di marzo, allora l’avremmo relegata tra le viscere del basso ventre. Se, infine, come ahimé accade, la venerassimo tra i divani di un pub o – peggio ancora – tra le piste da ballo di una discoteca con uno striptease al maschile, allora non avremmo compreso davvero nulla di ciò essa è. Eppure – per fortuna – c’è chi la pone al centro di iniziative culturali e di progetti normativi che – anche grazie al servizio offerto dai media e dagli strumenti di comunicazione radio-televisivi – provano a delinearne i contorni e i contenuti di tutti gli aspetti positivi e negativi che la riguardano. Festeggiare la donna, quindi, è molto di più di ciò che il goliardico esprime: bello sì, ma non da solo; senz’altro contorno, ma non anche pietanza. E una delicata ma succulenta pietanza ne è stata offerta alla Casa Museo “Elena Ciamarra” presso il Castello di Torella del Sannio. Iniziativa organizzata da Italia Nostra, in cui Giulia Severino e Carmen Del Russo hanno dialogato su “Donne nell’arte visiva – Protagoniste e modelle tra apparire ed essere”. A fare i saluti la Dottoressa Angela Piscitelli, proprietaria del castello, e l’avvocato Gianluigi Ciamarra, Presidente di Italia Nostra, sezione di Campobasso. Il confronto ha permesso di riflettere sull’essere e l’apparire della donna, proprio a sottolineare due diversi binari su cui possono viaggiare le considerazioni e gli orizzonti della più bella figura del Creato. A lei è stata dedicata la serata e la sua bellezza si è elevata al Cielo, aspersa nei suoi profumi tra le note di musiche e canti allieti dal giovanissimo e straordinario pianista e compositore Vincenzo Salzano e dalla voce soave e avvolgente della Professoressa e mezzo soprano Carmela D’Alessandro. Tutto così bello che “Quel che ella par, quando un poco sorride, non si può dicere”.  né tenere a mente, si è novo miracolo e gentile” (Dante Alighieri).