di Pietro Tonti

I lavori del primo lotto per la rete elettrificata ferroviaria nel tratto tra Venafro e Isernia sono terminati. Si continua con la rete fino a Campobasso, lavori che presumibilmente saranno conclusi a fine anno.

Il sogno dei molisani di giungere a Roma e ritorno senza l’utilizzo dei bus sostitutivi diverrà realtà? Questo si chiedono studenti e pendolari, a parte il tempo di percorrenza che dovrebbe ridursi almeno di un’ora  tra Campobasso e la capitale. Oggi la media è di 5 ore e 27 minuti. Per percorrere 187 km.

Si dispone di 8 treni e il più veloce da Campobasso a Roma impiega 3 ore e 27 minuti. Da tutte le buone intenzioni degli assessori  regionali  alle Infrastrutture Vincenzo Niro e ai Trasporti Quintino Pallante che annunciano la fine dei disagi. Questo vorrebbe dire, tratta veloce elettrificata e nuovi treni per il prossimo anno a conclusione dei lavori totali di elettrificazione e non prima, per evitare di acquistare treni ibridi che andrebbero poi sostituiti in meno di un anno con grande dispendio di denaro pubblico. Bisogna comunque fare i conti con un unico binario, con una tratta che pur ammodernata è sempre basata su un tracciato di inizio novecento.

Come ci insegna l’esperienza, basta una bomba d’acqua, o una pioggia intensa, un albero sulla tratta ferrata per bloccare per ore quell’unico binario, ed ecco che il bus sostitutivo gioca un ruolo fondamentale per garantire il trasporto dei passeggeri a destinazione. Si riuscirà a colmare i disagi proverbiali che attanagliano quindi i passeggeri con questi lavori di elettrificazione e nuovi treni?

L’augurio è proprio questo, ma il dispendio di energie è inverosimile per una regione di meno di 300mila abitanti, dove si spendono 26 milioni di euro annualmente per garantire il servizio ferroviario.

Ci sembra appropriata l’idea di far diventare le nostre ferrovie solo attrattive per percorsi turistici lenti con locomotive storiche, emulando l’intuizione della cosiddetta “Transiberiana d’Italia” alla scoperta di Abruzzo e Molise  che tanto successo ottiene da anni.

Sarebbe stata una scelta oculata, una opzione da non sottovalutare, rafforzando le linee su gomma con bus moderni, sicuramente più veloci e puntare con gli investimenti solo su una 4 corsie Termoli/ A14  e Mignano Montelungo/ A1, senza buttare milioni di euro alle ortiche annualmente. Come è ben noto, siamo lontani da quelle che sono le esigenze moderne di collegamento veloce Campobasso/ Roma, siamo esclusi dalle tratte dell’alta velocità per raggiungere le metropoli, ha ancora senso investire su Trenitalia?

Certamente ci vorrebbe una visione ampia per guardare non al trasporto tradizionale, ma al turismo. Bisognerebbe quindi osare per razionalizzare i costi del trasporto con logiche totalmente diverse.

Puntare sulle aviosuperfici oltre a rafforzare il trasporto su gomma. La rete elettrificata oggi appare come un rincorrere il tempo inutilmente, adeguarsi a qualcosa che nelle altre regioni del nord hanno avuto 50 anni fa e considerano sorpassato rispetto a treni e tratte dove viaggiano a velocità elevatissime i vari Italo e Freccia Rossa. Con questa logica, avremo la speranza tra 50 anni di avere un freccia rossa tra Campobasso/ Roma, mentre i treni a lievitazione magnetica raggiungeranno velocità 5 volte superiore agli attuali. Per chi resta e se resteranno le generazioni future, avranno ereditato i problemi atavici senza scosse su un piano totalmente diverso e innovativo per il trasporto, necessario a invertire la tendenza al disastro.