Qualora si tornasse alle urne domani mattina per eleggere il nuovo governo italiano, potremmo immaginare che Matteo Renzi non otterrebbe nemmeno il 3% dei consensi degli italiani, ma forse si tornerà alle urne tra 3 anni abbondanti e per questa ragione Renzi oggi può ancora fare l’ago della bilancia, decidere di costituire un suo partito staccandosi dal PD, tra l’altro decisione maturata già nel corso degli ultimi mesi e attivata nella giornata di ieri, motivandola con una scarsa visione del futuro degli attuali Diemme del segretario Zingaretti.
Anche se garantisce un appoggio al suo ex partito finalizzata alla battaglia serrata per contrastare la Lega di Salvini, Renzi vorrebbe ricostituire quel centro moderato oramai scomparso, facendo da punto di attrazione dei vari scontenti dei partiti attuali, ma potrà essere lui già punito ampiamente dagli italiani nel referendum costituzionale e nelle elezioni politiche ad essere il catalizzatore del centro moderato italiano? Qualche dubbio ci sovviene in merito. Intanto ora può contare su una ventina di deputati e una decina di senatori, oltre a due ministri Bellanova e Bonetti e due sottosegretari in persona di Scalfarotto e Ascani.
Il reperimento adepti per il nascente soggetto politico è iniziato anche nel Molise, dove parrebbe siano stati contattati i vecchi vertici istituzionali dell’ex PD renziano, tra cui l’ex presidente Frattura, il quale ha declinato l’invito per impegni che lo conducono lontano dalla politica attiva o per la scarsa credibilità del progetto, questo non è dato sapere.
Mentre si sono defilati restando nel PD di Zingaretti i Consiglieri regionali Fanelli e Facciolla. Probabilmente aderiranno al nuovo partito, non proprio grandi portatori di voti, i quali si guarderanno bene, almeno per il momento, dal fare salti nel vuoto, dovranno comprendere le potenzialità e il gradimento anche nei sondaggi del nascente soggetto politico renziano.