Alle prese con l’apprensione di ritrovarsi da qui a qualche settimana senza più indennità di mobilità, una lavoratrice dell’ITTIERRE, poco prima che iniziasse la trattazione della mozione sulle Politiche Sociali nella seduta consiliare del 27 settembre, con profonda amarezza mi ha detto “SIAMO NATI LIBERI, MA CI HANNO RESI SCHIAVI”.
Come non darle ragione e come non riflettere sul silenzio surreale che è calato sulla vertenza ITTIERRE. Per alcuni tra qualche giorno, e per altri tra qualche mese, finirà il periodo di tutela coperto dalla mobilità e per centinaia di famiglie di Isernia e dei paesi vicini, si aprirà il baratro della disperazione con figli a carico, fitti o mutuo da pagare e nessun sostegno economico, reddito da lavoro o aiuto di chicchessia.
Il Governo Renzi non ha mantenuto gli impegni assunti con CGIL – CISL – UIL il 9 settembre scorso e nel Consiglio dei Ministri del 23 settembre 2016 ha depennato l’indennità di 500 euro da corrispondere per 12 mesi a tutti i lavoratori a cui scadeva il periodo di mobilità nelle n. 9 aree di Crisi Industriali Complesse d’Italia (Trieste, Val Vibrata, Piombino, Livorno, Rieti, Molise Interno, Taranto, Gela e Termini Imerese).
I tempi della presa in carico da parte dei Centri per l’Impiego del Molise per i 3 mila lavoratori ITTIERRE, GAM e Indotto Metalmeccanico, si sono allungati a dismisura con una procedura di cattivo gusto che obbliga gli stessi dipendenti a recarsi presso le sedi INPS per dichiarare di aver lavorato con quelle imprese, quando tali notizie sono già in possesso della Pubblica Amministrazione, tanto è vero che i tabulati dei pagamenti di cassa integrazione e mobilità ai lavoratori dell’ITTIERRE, per legge, sono già in possesso dell’INPS, della Regione Molise e dei Centri Provinciali per l’Impiego.
Probabilmente si è optato per questo percorso più lungo a causa della difficoltà riscontrata nella trattativa con il Governo per ottenere i 90 milioni di euro che occorrono per finanziare la presa in carico, la profilazione, l’autoimpiego, lo scivolo pensionistico o l’assegno di ricollocazione occupazionale individuale con almeno 30 mila euro a lavoratore.
Ciò che ho segnalato nel corso dell’illustrazione in Aula della Mozione sulle Politiche Sociali, è il ritardo dei bandi per le borse lavoro, per i pagamenti della non autosufficienza, il blocco immotivato dell’INPS sulla liquidazione delle 1744 mobilità in deroga del 2015, il ritardo nei pagamenti del reddito minimo finanziato ad aprile 2015, le difficoltà ad avviare i patti di servizio per attivare i 4,8 milioni di euro del Sostegno all’Inclusione e la pesante sottostima delle poste finanziarie per il contrasto alla povertà aggravata dalla mancata pubblicazione dei bandi dell’Obiettivo Tematico 9 del FSE 2014-2020.
L’auspicio è che dopo la trattazione di queste problematiche nel Consiglio Regionale del 27 settembre, si possa trovare una sintesi condivisa in Quarta Commissione utile a sbloccare urgentemente i pagamenti per le n. 426 famiglie in cui c’è un non autosufficiente per il semestre dicembre 2015 – maggio 2016, per attivare le 1400 borse lavoro per i disoccupati di lunga durata in attività socialmente utili nei comuni, per erogare 1.000.000 di euro di reddito minimo 2015 agli aventi diritto, per far partire i patti di servizio sul sostegno all’inclusione sociale attiva a vantaggio di 1800 famiglie molisane, per pubblicare i bandi con 12 milioni di fondi europei per il contrasto alla povertà e per alzare le percentuali dei fondi diretti appostati nel bilancio della Regione Molise sulle Politiche Sociali.