Salvo improbabili eventi delle ultime ore, oggi 14 giugno il Senato approverà in via definitiva quale legge dello Stato, il Piano Operativo Sanitario 2016 – 2018, dando un colpo d’acceleratore sui processi di riorganizzazione concordati tra il Commissario ad Acta Paolo Di Laura Frattura ed il Governo Nazionale.

L’invasività della norma di legge che disciplina i commissariamenti statali in materia di sanità nelle regioni indebitate, ha esautorato i territori di ogni possibilità di contribuire alla redazione dei piani di rientro dal debito, ha sancito il primato della riduzione della spesa sulla garanzia dei livelli essenziali di assistenza e ha reso vane le impugnative delle comunità locali con l’inserimento in Costituzione dell’obbligo del pareggio del Bilancio dello Stato.

I cittadini non hanno avuto una sede istituzionale democraticamente eletta per partecipare al confronto di merito sulla riorganizzazione del sistema sanitario, cosi come le associazioni di categoria, gli operatori, gli ordini professionali, le confederazioni sindacali, gli enti locali, il mondo del volontariato e la stessa amministrazione regionale.

Al di là di alcune circostanze meramente informative non ci sono state proposte formalizzate da rappresentanti istituzionali, comunità locali, parlamentari o movimenti, che siano state recepite in Piani di rientro dal debito suscettibili di interminabili mutamenti nel negoziato intercorso esclusivamente tra il Tavolo Tecnico Interministeriale coordinato dal Governo ed il Commissario ad Acta.

L’ultimo Piano Operativo Sanitario che tra qualche ora assurgerà a legge dello Stato non risolve parti delicate del nuovo assetto come l’integrazione tra Cardarelli e Cattolica, il funzionamento sistemico delle reti dell’urgenza – emergenza, il rapporto tra pubblico e privato accreditato, il raccordo tra prevenzione, medicina territoriale, strutture riabilitative, case della salute, medicina di base, poliambulatori e strutture ospedaliere.

Non risolve inoltre il declassamento connesso con il Decreto Balduzzi che ha visto cancellati con un tratto di penna Unita Operative Complesse negli ospedali di Campobasso, Isernia e Termoli, ed ha accentuato la necessità di definire procedure e protocolli per la gestione delle casistiche e delle patologie non strutturate in Molise. Su tutti questi temi si registra da tempo una contrapposizione deleteria che non aiuta a ricercare le soluzioni più efficaci a tutela dei malati molisani.

Il diritto costituzionale a fruire dei livelli essenziali di assistenza coinvolge giustamente anche i cittadini del Molise, e non può rimanere sospeso nemmeno se con un blitz inaccettabile si approva una legge dello Stato che disegna un nuovo assetto assegnandogli una veste giuridica nazionale. Non sarà una legge ordinaria a cancellare gli articoli della Costituzione che sanciscono l’uguaglianza di tutti i cittadini della Repubblica a partire dal diritto alla tutela della salute.