In questi giorni bui, in cui l’emergenza Coronavirus sta mettendo in ginocchio il Paese, in Molise l’allerta resta alta più che mai. La sanità regionale, da anni in sofferenza, rischia un colpo mortale in caso di sovraffollamento nei reparti di Terapia intensiva/Rianimazione, reparti – questi e altri – provati da anni di tagli dei posti letto nel pubblico a beneficio del privato. Riecheggiano forte, in queste ore, le parole del Presidente dell’Ordine nazionale dei Medici, Filippo Anelli, che in un’intervista a La Repubblica ha sottolineato come il sistema sanitario delle regioni del Sud sia particolarmente vulnerabile, definendo il Molise come la regione “più fragile” e aggiungendo che la situazione “in termini di personale e strutture è drammatica: serviranno ospedali da campo, dobbiamo utilizzare la sanità militare oltre a quella convenzionata”.
A fronte di questo, non possiamo non attendere con trepidazione lo stanziamento di 1 miliardo di euro nell’ambito della manovra straordinaria di scostamento dal deficit di cui si discute in queste ore febbrili con l’Ue.
Una somma rivoluzionaria, che se confermata, rappresenterebbe la possibilità di fare investimenti in attrezzature e personale, anche oltre le 219 persone richieste dall’Asrem per fronteggiare l’emergenza e colmare così le gravi lacune del sistema, ormai evidenti anche a livello nazionale.
Dobbiamo chiedere e pretendere la riorganizzazione della rete ospedaliera e il suo potenziamento e far sì che il Molise diventi appunto un tema nazionale attraverso un apposito Decreto Molise, come già richiesto nei mesi scorsi proprio dal Pd.
L’obiettivo finale dev’essere quello di ripensare in toto il POS 2019-2021, come già richiesto al ministro della Salute Roberto Speranza, cui torniamo a fare appello per non chiudere più gli ospedali sul territorio, ma riorganizzarli come da esigenze espresse anche al ministro del Sud Provenzano, che nella sua visita in alto Molise è stato edotto, in particolare, della necessità impellente di realizzare un nosocomio di area disagiata al Caracciolo di Agnone.
Guardia alta, dunque, sul Coronavirus, emergenza già in atto e davanti alla quale il sistema sanitario regionale deve farsi trovare pronto in termini di strutture, personale, risorse e politiche adeguate di prevenzione e intervento, ma senza dimenticare tutto il resto: dalla rete tempodipendente che non risponde alle esigenze reali della popolazione, ai reparti e ai servizi smantellati come per il Veneziale, solo a titolo di esempio il recente ed eclatante caso del centro di Senologia.
Non c’è più tempo da perdere: intervenire subito e ripartire con una programmazione seria e rispondente davvero alle esigenze dei cittadini.