La vicenda del contratto di collaborazione di 4 mesi per la verifica delle condizioni carcerarie avuto con Antonello Nicosia (accusato di fare da tramite per i detenuti mafiosi con l’esterno) dalla deputata molisana Occhionero già eletta con LEU e di recente passata con Renzi, ha suscitato diverse reazioni anche nel Molise, con richieste di spiegazioni, dimissioni e quant’altro.
Quelle della destra, dai fascio leghisti di Meloni e Salvini sino a FI, sono del tutto ridicole, ipocrite e false, atteso che quegli ambiti politici sono pieni di collusioni con le mafie capitalistiche locali, italiane e straniere, basti leggere le cronache nere attuali e passate. Per cui esse non sono degne di nota; e sono gli stessi che ogni volta scatta un’inchiesta per mafia o corruzione su un loro esponente gridano al “garantismo violato e alla persecuzione comunista” difendendo l’indifendibile, basti ricordare il recente Russia Gate che coinvolge Salvini e la dirigenza della Lega.
Poi ci sono quelle scontate e di circostanza del PD liberale che però in quanto partito del capitalismo, cioè del sistema economico-sociale di cui si nutrono le mafie, sono solo di facciata; quelle del M5S che però ha governato sino a ieri con Lega di Salvini, persino a protezione di sottosegretari leghisti accusati di rapporto con la ‘ndrangheta e quant’altro.
Infine quelle di vari partiti della sinistra molisana che invocano le dimissioni della deputata sentendosi “traditi”, ma che nascono comunque da un ambito sempre volto alla collaborazione con le forze di “centrosinistra” e dunque non coerentemente anticapitaliste, presupposto necessario per combattere realmente le mafie.
La deputata Occhionero, invero, non è indagata e rivendica la sua buona fede poiché non appena accortasi della vera natura del soggetto (la cui sincerità umanitaria era stata falsamente garantita dal Partito Radicale), avrebbe interrotto il contratto dopo soli quattro mesi.
Ma emerge tuttavia la grave responsabilità politica, ancorché non solo sua individuale bensì di un sistema dove risulta generalizzata la “prassi” parlamentare di non verificare i collaboratori, per cui diventa possibile anche agire per fini mafiosi sotto la maschera della giusta tutela dei diritti umani.
Vero che in questa “sciatteria parlamentare” nell’assumere collaboratori ci può incappare anche il deputato in buona fede come rivendica la Occhionero, ma di certo per tali funzioni così delicate appare negligente non accorgersi del “curriculum nero” del collaboratore; e di sicuro questo sistema di reclutamento politico favorisce i non pochi parlamentari dei partiti reazionari e del capitale, collusi in chiara mala fede, come sappiamo dalla ordinaria cronaca nera da cui neanche il Molise è indenne.
La vera riflessione di fondo che pone questa vicenda anche nel Molise investe in realtà la natura di classe delle istituzioni dello stato capitalista a ogni livello territoriale, nel suo doppio volto: da quello legale a quello illegale fascio mafioso, esso potrà essere rovesciato solo da un governo dei lavoratori che tolga le leve della ricchezza e della produzione dalle mani di una minoranza di magnati per porle nelle mani dei lavoratori stessi e della collettività.
Solo così si potrà togliere alle cricche mafiose ed ai loro politici il mare entro cui nuotano, cioè il capitale di cui si appropriano grazie alle privatizzazioni con appalti e concessioni, al proibizionismo che gli consegna il libero mercato illecito della droga, dalla campagna razzista che rende clandestini i migranti condannandoli alla semi schiavitù, ed in generale grazie alle varie forme di sfruttamento sulle persone generate dal sistema capitalistico legale e illegale, lo stesso che genera anche il mostro mafioso.