di Domenico Angelone
Quello dell’organizzazione sanitaria in Molise al tempo del coronavirus sta apparendo agli occhi dell’opinione pubblica una delle manovre più scellerate di tutti i tempi, intrisa di indecisioni e approssimazioni. Su questo non vi sono temi di smentita, certificati dalle migliaia di critiche aspre sui social. Su tali indecisioni dei vertici Asrem e commissari si gioca il primo bene: la salute dei cittadini.
Da settimane si discute di dove approntare le RSA Covid in caso di necessità, senza adoperarsi in tempi utili per affrontare l’emergenza che puntualmente è arrivata con i contagi nelle residenze per anziani di Cercemaggiore e Agnone.
Le scelte: il Vietri di Larino o Venafro S.S. Rosario quali strutture ospedaliere da trasformare in RSA Covid.
La scelta è stata quella di mezzo, vale a dire metà RSA Covid a Larino e metà a Venafro, sancita dal voto politico in consiglio regionale forse inconsapevole, dove non sono giunte le precise e puntuali informazioni? Forse. Una decisione quindi politica per salvare capre e cavoli, riattivando quella che i comitati pro ex ospedali si auspicavano, la riapertura dei due nosocomi, ma a che prezzo?
Diciamo le cose come stanno. Allo stato delle autorizzazioni Venafro e Larino non sono più classificati come ospedali, sono residenze sanitarie extra ospedaliere con poliambulatori. Quindi non sono strutture per la cura degli acuti.
Bisogna dire che nelle RSA, l’assistenza medica è data dal medico di medicina generale, ma se tale medico non ha i dispositivi adeguati per andare a sorvegliare i pazienti positivi, abbiamo una persona che si ammala torna a casa e diffonde il virus. Quello che è accaduto?
Un piano organico, poiché siamo in emergenza dal 31 gennaio, avrebbe voluto l’identificazione dei luoghi, prima in una struttura come Larino da collocare i sani e poi dall’altra parte a Venafro solo i Covid,
In tanti si chiedono se la scelta migliore poteva essere quella di svuotare l’ospedale di Venafro, preparare il S.S. Rosario a RSA Covid in tempi utili, con personale esperto, magari preso tra gli studenti di infermieristica e posti nelle condizioni di non portare all’esterno il contagio. Larino poteva essere sfruttato come ospedale no Covid e tutti erano contenti. Sicuramente non si sarebbe avuta quella paura normale che fa diffidare dall’avvicinarsi oramai dall’ospedale di Venafro e Larino per un semplice prelievo i molisani.
Poi un altro errore, quello della comunicazione ai cittadini da parte del Direttore generale dell’Asrem Oreste Florenzano che ieri sera, attraverso i social si beava di aver portato a termine un’operazione brillante, quella dell’attivazione dei doppi Covid misti di Venafro e Larino con i ben noti trasferimenti notturni al Santissimo Rosario degli anziani positivi di Agnone.
Senza informare i cittadini di come le strutture sono organizzate, al fine di infondere sicurezza tra i molisani per informarli dell’idoneità delle due strutture a poter ospitare gli anziani contagiati in un doppio percorso. Cosa viene da pensare? Che evidentemente non lo sono?
Forse perché il Direttore sanitario sa bene che i percorsi differenziati nelle strutture miste “Covid no Covid” sono un’eccezione e non la norma?
A meno che – e i cittadini lo devono sapere – egli non abbia intenzione di trasformare tutte le strutture, in contaminabili. In quanto, basta che un medico esca da un reparto all’altro per un qualsiasi motivo, un’emergenza, un’urgenza indifferibile, senza avere il tempo di prepararsi che ha contaminato l’intera struttura. E vediamo che nessuno oramai si fida degli ospedali pubblici, le persone avranno timore di andare a curarsi e quindi peggiorerà l’assistenza generale, come già sta accadendo.