Di Redazione

Il filosofo itinerante Protagora nato nel 480°a.C.  affermava: “L’uomo è misura di tutte le cose”.

Qualora una macchina del tempo potesse riportare il filosofo tràcio nel Molise ai nostri giorni, in un tour da Termoli a Venafro, con le visite nelle principali città molisane e lungo paesi e statali direbbe: “L’uomo ha perso il senso della misura”.

Come potremmo dargli torto?

La protesta dei cittadini molisani in ogni dove sale, naturale come il sole che spunta ogni mattino, non riescono a farsene una ragione: per quale motivo le strade molisane sono ridotte un colabrodo, con voragini inaudite, sia nelle città che fuori?

Sulla Statale 17 di collegamento da Campobasso ad Isernia in alcuni tratti l’asfalto è da mulattiera. Nella zona di Campochiaro pneumatici e ammortizzatori sono messi a dura prova, mentre sul tratto Pettoranello bivio di Carpinone in direzione Isernia, bisogna stare attenti a non finire fuori strada con il manto stradale sprofondato di parecchi centimetri.  Comunque nessuna città è esente dal problema buche e asfalto divelto, Termoli, Larino, Campobasso, Boiano, Isernia, Venafro, città che vai buche ovunque che trovi.  Impossibile stilare le frane che invadono le corsie nelle arterie provinciali di collegamento ai paesi, la manutenzione ordinaria divenuta chimera. Ma cosa è accaduto in questi anni per giungere a questa situazione grottesca?

Fino a qualche anno fa, le città erano transitabili, con le auto o a piedi, non vi erano problemi, raramente vi era qualche buca sull’asfalto, o qualche mattonella divelta sui marciapiedi. Le amministrazioni comunali avevano a disposizione almeno due operai con un tre ruote, provvisto di asfalto. Il loro compito era specifico, individuare le buche nell’asfalto, rilevare i sampietrini divelti o le mattonelle sui marciapiedi e provvedere a riempire di asfalto le buche sulle strade prima che diventassero voragini; ripristinare i sampietrini e le mattonelle prima che qualche pedone potesse rompersi il collo cadendo rovinosamente a terra. Insomma vi era, fino a qualche anno fa, un senso della misura che oggi si è persa.

Da cosa è dipeso questo modus operandi che appare ai cittadini come lassismo amministrativo, incuria verso il bene pubblico?

Semplice e banale si chiama “privatizzazione”. La tendenza delle unità locali, dell’ente strade, delle province  a privatizzare i servizi principali per ridurre drasticamente le spese degli enti.

Con la improbabile soluzione di appaltare quello che direttamente e diligentemente le unità locali erano in grado di gestire in maniera capillare e certosina, oggi vi è l’attesa dell’appalto per ripristinare le voragini stradali. Si attende che le buche diventino intollerabili, si attende che gli automobilisti si affidino agli avvocati per i danni subiti a pneumatici, cerchi e ammortizzatori, richiedendo risarcimenti ai comuni, sempre più indebitati, sempre meno in grado di offrire soluzioni ai problemi. Basta richiedere alle città, agli uffici legali, quante sono le richieste risarcitorie di danni provocate dalla scarsa manutenzione delle strade, cifre importanti che coprirebbero ampiamente l’ordinaria amministrazione di un tempo, con due operai e il vecchio tre ruote carico di asfalto per le emergenze stradali.

Gli amministratori sono sempre pronti alle giustifiche: colpa del patto di stabilità, della spendig review, ma di contro vi è il buon senso, il senso della misura perso irrimediabilmente.

Basterebbe ritornare alle vecchie buone abitudini, ma appare un concetto impossibile da realizzare.

Sul web gira un video realizzato da un italiano in Germania, dove ogni strada è perfetta, senza buche, ogni singolo marciapiede è ideale, parrebbero disegnati da Renzo Piano e custoditi dai frati Cappuccini di San Giovanni Rotondo, nell’opulenza della chiesa che ospita le spoglie di San Pio da Pietrelcina.

Un quadro ideale di una nazione che ama il bene pubblico, lo preserva e interviene immediatamente per ripristinare il normale disfacimento dell’asfalto, dei marciapiedi e non solo.

Dovrebbe rivelarsi normale avere le stesse pretese almeno per il nostro Molise, una piccola regione, in cui dovremmo sentirci tutti orgogliosi di appartenere, ma con quel senso di amor proprio che dovrebbe garantire logistica, servizi e manutenzioni ordinarie in ogni singolo angolo di questa bella terra. Non si può ignorare il problema viabilità, le strade con le attuali voragini, rappresentano una forte frizione ad uno sviluppo turistico, a meno che non si opti per il “Camel Trophy” come attrazione regionale, se si vuole far apprezzare le peculiarità del Molise e indurre i turisti a venire qui certamente qualcosa dovrà cambiare.