di Domenico Angelone
L’asse governativo attuale PD/ M5S si ripropone nella sua alleanza anche nel Molise e converge nella mozione di sfiducia depositata ieri in regione contro l’amministrazione Toma. Fanelli e Facciolla del PD appoggiano appieno i pentastellati in questo tentativo di mandare a casa l’esecutivo e tornare a nuove elezioni.
Il PD giustifica quest’azione estrema scaricando sul governatore tutta una serie di inadempienze amministrative parlando di ora buia per la regione Molise. L’unione giallo rossa giustifica la mozione di sfiducia contestando a Toma l’insufficienza amministrativa ordinaria e straordinaria della Giunta e della maggioranza di centro destra, partendo dall’emergenza Covid, per stigmatizzare la gestione complessiva della regione Molise in ogni settore, parlando di fallimento epocale. Naturalmente l’opposizione fa il suo lavoro approfittando dei malumori e della crisi della maggioranza nei confronti delle scelte politiche di Toma, “non amministrative”, come i Dem e i Pentastellati vorrebbero far intendere.
Infatti sul piatto della bilancia, qualora si dovesse stilare un resoconto dell’operato dell’attuale esecutivo di governo, potremmo rilevare un grande attivismo, frenato politicamente in consiglio regionale dai consiglieri di centro destra che negli ultimi mesi votano a favore delle opposizioni, su ogni decisione strategica per il rilancio della regione. Partiamo dal piano trasporti della fine del 2019 Niro e Toma avevano stilato il programma in base alle direttive del ministero e Iorio, Calenda e Romagnuolo lo avevano bocciato, rimandando tutto a data da destinarsi e alla fine Niro aveva ragione. La sanità non nella disponibilità del presidente ma di un commissario, ad oggi ancora non vi è consapevolezza del Piano 2020 -2022 ,ma solo una diatriba su quale centro è più indicato per l’emergenza tra Larino e Campobasso; anche in questa occasione Toma va sotto in Consiglio.
Il Governatore è stato l’unico dopo anni di buio ad approntare con l’Assessore Cotugno un programma per il rilancio del turismo, l’unico a riuscire a farsi pagare dopo decenni di inattivismo l’acqua dalla Campania, giungendo persino al decreto ingiuntivo pur di far introitare alla regione Molise il dovuto.
Chiuso l’accordo finalmente per una rete elettrificata delle ferrovie che il Molise attendeva dall’estinzione dell’ultimo dinosauro, mentre sono state asfaltate le principali arterie viarie che necessitavano di manutenzione ordinaria e straordinaria da anni. L’approccio consapevole ad una superstrada a 4 corsie Tirreno/ Adriatico e gli accordi con ANAS e Governo per realizzarla in tempi non biblici.
Insomma, in due anni il governo Toma ha prodotto quello che da decenni non veniva nemmeno preso in considerazione. Il problema è esclusivamente di carattere politico non pragmatico verso l’azione amministrativa.
Oggi in forse la tenuta della maggioranza per azioni politiche contestabili a Toma dal suo stesso esecutivo; il carattere forse troppo decisionista; l’intemperanza verso i no e la scarsa propensione a interessarsi degli equilibri dei partiti che lo hanno eletto.
Oggi l’amministrazione Toma si trova ad un bivio non dettato dalla mozione di sfiducia che certamente non sarà votata dal centro destra, ma dalle richieste che saranno portate all’attenzione del Presidente dopo la riunione di maggioranza di venerdì prossimo, dove si chiederà in primis la destituzione di Marone quale assessore in quota Lega e le dimissioni di Santone al vertice di Molise Acque. Su queste basi la decisione di Toma di continuare il mandato o di acconsentire alle richieste della sua maggioranza. Vedremo quale esito avrà, questa soap opera politica regionale.