di Irnerio Musilli
Il Servizio Sanitario della regione Molise, attualmente versa in uno stato di deriva da cui niente e nessuno sembrano riuscire ad innescare una inversione di tendenza.
Tale clima preoccupa non poco la popolazione che nutre perplessità e scetticismo; ed è proprio per questo motivo che, cristallizzando l’attuale situazione è importante analizzare attraverso l’opinione di tanti semplici cittadini, tra cui i malati, i motivi per cui si è troppo errato e tanto perseverato.
Una cieca visione del futuro, una lungimiranza molto offuscata e una programmazione inesistente, hanno permesso che le università non fornissero il numero adeguato e sufficiente di medici e specialisti per coprire l’organico del Servizio Sanitario.
Nella nostra regione, con una negletta gestione del personale, si è indotto professionisti di ottimo livello, che garantivano un servizio indispensabile ad essere collocati in quiescenza anzitempo, incentivati e attirati da grosse somme di denaro; questi stessi professionisti hanno accettato di buon grado e essendo ancora in età produttiva, forti anche dell’esperienza accumulata durante gli anni di servizio, hanno profuso tutte le loro energie dedicandosi all’attività privata, oppure prestando la loro opera presso cliniche private delle regioni limitrofe.
Tra l’altro, così facendo, hanno attirato tanti loro pazienti ad essere visitati,curati e persino operati presso tali strutture, costringendo la nostra regione a pagare tali prestazioni.
Questo stato di cose , tra le tante storture, ha creato anche una grossa sperequazione nel mondo del lavoro, se solo pensiamo che oggi un qualsiasi giovane, in qualsiasi campo lavorativo, pur di lavorare è costretto a elemosinare contratti lavorativi di poche centinaia di euro, ed in taluni casi lavorare tante ore per averne remunerate la metà; ed ancora per loro pensare semplicemente ad una pensione è una chimera, come di nuovo pensare ad una semplice remunerazione pensionistica equivale a utopia.
Inoltre, in questo quadro così complicato nel momento in cui giovani medici hanno avuto l’opportunità di prestare la loro opera presso la nostra regione , se ne sono guardati bene ed hanno fatto intendere di preferire altre sedi ed altre situazioni, trattandoci come fossimo la terra di nessuno.
Ad arricchire ancora questo quadro di tanta sperequazione attualmente, si sta concretizzando l’idea, sempre per quegli stessi medici e specialisti già tanto favoriti nel recente passato, di richiamarli in servizio per coprire sempre le note carenze organiche e quindi remunerarli ancora con altro denaro pubblico.
Per quanto riguarda gli ospedali della nostra regione, tranne la “neuromed” a Pozzilli e la “cattolica” a Campobasso, per il resto sono rimaste una serie di strutture che in realtà non hanno alcuna identità nel senso che non sono ospedali, non sono cliniche, non sono pronto soccorso, neppure reparti di lungodegenza e nemmeno poliambulatori ma, sembrano essere ognuna di tutto un po’.
Esse non offrono alcuna garanzia alla popolazione e sono carenti di personale e di mezzi in quanto sono stati anemizzati nel tempo riducendoli al minimo indispensabile. L’esempio eclatante è il “Veneziale” di Isernia, il quale è pur sempre un ospedale della provincia, ma a causa delle note carenze organiche è costretto a far svolgere i turni al pronto soccorso, sia giornalieri che notturni ad alcuni primari dei reparti.
Nel recente passato, i governi centrali e regionali, di qualsiasi orientamento politico, sembrano aver avuto come unico obiettivo il “creare disastri”; ad essi si è aggiunto il governo tecnico dei tagli e della Spending Review che doveva mettere in ordine i conti dello Stato e invece, non solo ha distrutto quanto di buono si era fatto, ma di loro l’unica cosa che è restata risulta essere l’ignobile taglio alla fornitura dei pannoloni per anziani e malati che rende la nostra regione e la nostra nazione indegne di essere collocate tra i paesi civili.
Oggi assistiamo alle continue proteste del sindaco di Agnone che cerca in tutti i modi di avere il “Caracciolo “ come l’ospedale storico di quella zona che ha fornito degnamente assistenza sanitaria in un territorio difficoltoso per tanti decenni ed inoltre assistiamo alla ferma volontà di qualche consigliere regionale di voler rigenerare il Santissimo Rosario di Venafro dando però l’impressione di un azione schizofrenica nel tempo, in quanto fino a ieri nei confronti di questo luogo si è tagliato fino all’inverosimile ed invece ora lo si ripropone come ospedale di confine, con la geniale visione manageriale che gli oneri e le spese sarebbero a Carico della regione Molise mentre le prestazioni per la maggior parte a favore dei vicini comuni della limitrofa provincia di Caserta.
In questo quadro abbastanza confuso è doveroso sottolineare alcuni aspetti: il Molise è collocato in una zona geografica considerata ad alto rischio sismico inoltre, il cambiamento climatico ebbe il dissesto geologico facendo in modo che i nostri territori mostrino il fianco ad eventi calamitosi quali alluvioni, frane e smottamenti ed ancora è sotto gli occhi di tutti che le invernate, soprattutto nell’alto Molise, sono rigide con abbondanti e copiose nevicate e continue bufere che creano non pochi problemi alla popolazione di quei luoghi.
Queste situazioni farebbero presupporre un servizio sanitario snello,funzionale ed efficiente tanto da offrire certezze e sicurezze alla popolazione molisana che contribuisce con una tassazione tra le più alte in Italia.
Si spera che la buona sorte ci preservi da malaugurati e sciagurati eventi di questo tipo, altrimenti alla popolazione molisana non rimarrebbe altro che affrontare un esodo biblico ed indirizzarsi verso le regioni del centro nord.
In questi ultimi giorni la celebrazione del genio per antonomasia Leonardo Da Vinci ha stuzzicato il pensiero della carica più alta che in questo momento dovrebbe attenzionare la sanità regionale.
Il commissario ad acta ci ha fatto sapere dalle emittenti locali che intende concedere alle nostre strutture l’apertura a docili animali, in quanto gli animali a fianco del malato portano positività, tranquillità e serenità.
Questa volta forse abbiamo imboccato la strada giusta, siccome gli umani hanno miseramente fallito, per il futuro è bene affidarci al mondo animale.