di Pietro Tonti

Chiediamoci per quale ragione l’epidemia si è oramai estesa alle frazioni, ai comuni, quelli distanti da tutto e da tutti, per quel distanziamento naturale tanto sbandierato dalle istituzioni regionali nel primo lock down di marzo e oggi fucine attive di contagio.

Oramai si contano a decine i casi di positività in Molise nelle famiglie, soprattutto nei piccoli centri, nelle frazioni periferiche alle città.

Altrettante decine di persone sono in cura domiciliare dopo aver realizzato il tampone ai primi sintomi e molti di essi sono risultati positivi, in cura solo telefonica con il medico di base.

Abbiamo ampie testimonianze che dopo 8 giorni da sintomi, nessun medico si è recato nelle case di tantissimi pazienti affetti da covid 19 per effettuare una visita approfondita, al fine di verificarne il decorso ed eventuali peggioramenti.

Non siamo nel Molise nella condizione di poter assicurare interventi a domicilio rapidi che possano scongiurare l’aggravarsi della malattia, dato che per i medici di base che hanno centinaia di pazienti in cura, sarebbe un grosso rischio per loro recarsi a domicilio per visitare chi ha contratto il virus, potrebbero essere loro stessi contagiati, come è già avvenuto a Forli del Sannio, in quanto non dispongono di presidi sufficienti per evitare di infettarsi.

Per le visite a domicilio l’Asrem ha creato  le unità U.S.C.A. che dovrebbero garantire l’assistenza dei pazienti affetti da Covid che non necessitano di ricovero ospedaliero, ma anche in questo caso le unità sono poche e  non riescono più a fornire l’assistenza puntuale nelle abitazioni per il  numero  in crescita dei contagiati.

Premesso questa verità purtroppo effettuale, ad oggi, riscontrando che la maggioranza dei positivi sono nelle frazioni e nei comuni periferici alle città, è facile anche per i non addetti ai lavori, comprendere che nelle case questa seconda ondata di corona virus l’hanno portata gli studenti pendolari.

Dopo 15 giorni dall’apertura delle scuole dai primi casi, siamo ad oggi dopo circa un mese e mezzo saturi di positivi. Scuole che aprono ad intermittenza dopo aver riscontrato nelle aule studenti con positività.

Ribadiamo con fermezza che le scuole si sono adeguate come da dispositivi ministeriali, ma il vulnus è derivato dai trasporti, dagli scuolabus, dai bus urbani che ancora conducono gli studenti dalle loro abitazioni alla scuola e ritorno, senza alcun distanziamento e spesso ammassati in uno spazio molto ristretto; talvolta anche per più di mezz’ora prima di giungere a destinazione.

Assistiamo quindi a quello che sta accadendo, ragazzi positivi e asintomatici che tornano a casa e infettano i nonni che sono sicuramente più vulnerabili.

Si i nonni, in quanto la maggioranza dei nipoti quando tornano a casa non trovano i genitori ad accoglierli, spesso lavorano entrambi per tirare avanti e i nonni si sostituiscono accudendo i nipoti fino al ritorno serale dei loro genitori.

L’aumento considerevole di casi, era prevedibile già dall’inizio dell’anno scolastico,  lapalissiano che abbiano inciso i trasporti, rivelatisi la principale causa del contagio nel Molise per questa seconda ondata.

Cosa fare allora. Consentire l’apertura delle scuole solo ai bambini dell’infanzia, ove i genitori siano in grado di accompagnare i loro figli a scuola e andare a riprenderli? Diventerebbe discriminante.

A questo punto chiudere le scuole di ogni ordine è grado sarebbe la cosa più opportuna da adottare. Per le famiglie in cui lavorano tutti e due i genitori, il ristoro economico sarebbe giusto e sacrosanto per poter remunerare una babysitter e la DAD rappresenterebbe l’unica soluzione ottimale.

E’ assolutamente inutile aumentare il numero dei bus, con l’oramai in corso, in maniera esponenziale una così ampia diffusione del contagio. Non si comprende per quale motivo il Governo si ostini a voler tenere le scuole aperte.

Sono condivisibili le scelte di decine di sindaci e di alcuni presidenti di regioni come Emiliano in Puglia, i quali ravvedono la necessità di chiudere le scuole.

Sulla eventuale riapertura della didattica in presenza, dovrebbe essere anche nel Molise l’unità di crisi a deciderla, dopo aver riscontrato una sensibile riduzione dei contagi e messo in sicurezza il trasporto degli studenti con il raddoppio dei bus che possano garantire il distanziamento.

Forse sarà anche questo ragionamento pleonastico, in quanto inesorabilmente ci avviamo verso il secondo lock down? Speriamo di no!