Il residuo fiscale è la differenza tra tutte le entrate (fiscali e di altra natura come alienazione di beni patrimoniali pubblici e riscossione di crediti) che le Pubbliche Amministrazioni (sia statali che locali) prelevano da un determinato territorio e le risorse che in quel territorio vengono spese.

Nel caso delle regioni il residuo fiscale è calcolato come differenza tra le tasse pagate (al netto di entrate regionali anche non fiscali a seconda di come viene calcolato) e la spesa pubblica complessiva ricevuta, ad esempio sotto forma di trasferimenti o in generali di servizi pubblici.

Quello pro capite per una determinata regione è quanto resta nelle tasche dei cittadini dopo aver pagato le tasse e le spese che lo Stato deve affrontare per garantire i servizi essenziali alla popolazione residente: Welfare, sanità etc. Dalla tabella in basso possiamo vedere come tra le entrate pro capite e le spese vi è un residuo sostanzioso per gli abitanti della Lombardia, Lazio e Veneto, mentre per il Molise terzultima prima della Calabria e della Sardegna, a fronte di un’entrata pro capite di  8.900 Euro vi sono spese per 12.328 Euro con un – 3.996 Euro che il Governo deve stanziare per ogni singolo individuo per sostenerci in questo lembo di terra.

Non siamo comunque ultimi e questo è importante, per poter sperare in un futuro migliore, in uno sviluppo economico che possa portare benessere generalizzato e non far fuggire i giovani e meno giovani in regioni più intelligenti.

Il paradosso è il Veneto con Venezia sul tema turismo. I Veneziani si sono costituiti in class action per limitare la sisitazione turistica giunta a 30 milioni di persone ogni anno che visitano ed invadono la città, non lasciando più spazi di vivibilità ai residenti, mentre il Molise sprofonda verso la desertificazione e lo spopolamento, in cui basterebbe il 3% della visitazione turistica – 900.000 persone ogni anno – di Venezia per prosperare e garantire un’economia sostenibile ad una regione di soli 300.000 abitanti, ma questa volontà sembra chimera rispetto agli interessi in altri contesti che comunque non sono stati in grado di far progredire il nostro territorio. E’ il momento di rivedere i piani di sviluppo e puntare su cose concrete e durature, come il turismo: ma quando?