di Michele Petraroia Presidente Onorario Associazione Giuseppe Tedeschi
L’ultima notte ci ha strappato via un emigrante tenace, un molisano che ha saputo conquistare il mondo, un sognatore come pochi, un figlio, fratello, padre, amico e compagno che la comunità di Castellino del Biferno e tutti coloro che hanno avuto l’opportunità di incrociarlo, non potranno mai dimenticare.
A ripercorrere i suoi passi ci si trova avvolti in una trama meravigliosa. Nato in un piccolo comune di una regione sconosciuta, Salvatore è cresciuto a pane, lavoro e coraggio, in una famiglia col drappo rosso cucito sul cuore. Alla FIAT di Termoli era un operaio attento e nel suo paese considerava ovvio mettersi a disposizione della comunità.
Da amministratore comunale si ritrovò nei primi anni novanta ad accogliere un gruppo musicale russo e conobbe Olga, figlia di due eminenti scienziati e docenti universitari di Mosca. A ottobre prese un aereo e volò nella Russia di Boris Eltsin per raggiungere quella ragazza non temendo nè il freddo, nè la lingua e neppure di doversi rivolgere a un fisico di fama mondiale. Il sentimento fece superare tutti gli steccati tant’è che dopo il matrimonio per un periodo la coppia si trasferì a Castellino.
Qui Olga completò la tesi di laurea in antropologia sui sanniti che andò a discutere con successo all’Università di Mosca. Negli anni successivi pur nei tormenti dell’instabilità politica russa prima dell’avvento di Putin avviò un’attività imprenditoriale che ha saputo progressivamente far crescere ed affermare fino all’insperata apertura di filiali a San Pietroburgo e a due passi dalla piazza rossa a Mosca.
Quando mi ritrovai ospite nella sua casa vicino l’aeroporto di Rimini mi mostrò con orgoglio nel suo ufficio dietro la scrivania una foto molto bella di Castellino e accanto la copia di un articolo apparso su IL TEMPO nel 1997 che parlava dei sogni impossibili di un operaio FIAT del Molise.
Il brutto male che fulmineamente ha interrotto il suo cammino non potrà mai cancellare la bellezza esemplare della sua tenacia, la sua capacità di mettersi in gioco e ostinatamente imparare le lingue, volare sui cieli della Siberia, andare a sottoscrivere accordi commerciali in capitali lontane delle ex-Repubbliche Sovietiche, imparare a districarsi nei Ministeri a Mosca e saper dialogare con tutti dal Caucaso a Vladivostock senza mai perdere l’umiltà e la giovialità della sua Terra.
Oggi insieme ai tanti molisani emigrati in Italia e nel Mondo che l’hanno conosciuto, esprimiamo il nostro cordoglio a tutta la sua famiglia e alla comunità di Castellino del Biferno. Con l’umanità e la fraternità di sempre salutiamo per un ultima volta Salvatore con la stessa semplicità con cui ci intrattenevamo davanti al suo bar in paese parlando di grandi ideali, dei diritti dei lavoratori o della festa del pizzicantò.