di Pietro Tonti

Dobbiamo rimpiangere quei tempi in cui le preoccupazioni principali erano date dall’inquinamento, dall’aumento dei tumori in Molise, con un registro che richiesto da anni non si è riusciti mai ad avere quale screening reale sulle ospedalizzazioni, sulle incidenze per aree delle diverse neoplasie. Poi è arrivato lui, il Covid e ha cancellato tutto, anestetizzando ogni male diverso dal virus, come se le altre patologie fossero scomparse e avessero lasciato il passo solo al virus, sotto la minaccia del contagio e di morte imminente.

Il primo anno passato in quarantena, il secondo in semi quarantena. Il virus cambia, modifica la sua natura, ma il vaccino è sempre lo stesso, mentre continuano a minimizzarsi e sminuirsi le altre malattie che pur sono evidenti. Il cancro non si è debellato, gli infarti sono sempre in agguato come gli ictus, ma non fanno notizia. Si viaggia in Italia sull’ordine di 500 morti al giorno per tumori, ma solo il virus accentra l’attenzione mediatica per il terzo anno consecutivo, con un unico obiettivo: vaccinare, vaccinare, vaccinare.

Il virus non essendo un fesso, modifica la sua natura per sopravvivere e diventa più blando con la variante omicron, siamo fortunati – lo dicono anche le pietre – non si muore più ed è quasi un’influenza, ma si continua con restrizioni inutili, greenpass, super greenpass, mentre negli ospedali mancano medici, infermieri, regole e protocolli, l’uno  nega l’altro. Puoi entrare in ospedale se hai la terza dose, altrimenti con la prima e la seconda ti devi tamponare, altrimenti sei un no vax.

Intanto, si continuano a informare i cittadini delle positività alla nuova variante quotidianamente, in una sorta di bollettino di guerra. Nell’ultimo mese migliaia di persone contagiate, inutile anche il report dei positivi, oramai non vi è famiglia senza un caso. Basterebbe comunicare i dati delle ospedalizzazioni per non allarmare la popolazione, per cercare di ritornare alla normalità, invece no.

Nonostante i ricoveri siano intorno alla ventina da settimane, con terapie intensive sull’ordine di una, massimo due persone: si continua ad essere ermetici su chi è in malattie infettive del Cardarelli con Covid o per covid. Alla nostra richiesta, ci si limita a sparare una percentuale: il 30% degli attuali ospedalizzati è con covid.  Quindi questo cosa vuol dire, qualora i dati fossero veritieri?

Da 20 pazienti, 6 sono ricoverati per altre patologie e al tampone sono risultati positivi, quindi messi in malattie infettive, mentre si curano le patologie per cui sono stati ricoverati direttamente in malattie infettive?

Se fossero solo 6 persone ricoverate con covid, il dato sarebbe che solo 14 positivi sono ospedalizzati  con sintomi al Cardarelli, su questi, solo 2 sono in terapia intensiva, ma di questi in terapia intensiva sono intubati con covid o per covid, che età hanno?

Omertà su dati semplici, basterebbero già queste informazioni per rasserenare, eliminare questa cappa di disagio psicologico, di fragilità mentale che attanaglia gli insicuri, anche la maggioranza quasi assoluta dei molisani che si sono sottoposti a tutte le dosi prescritte. L’omicron contagia tutti, vaccinati anche con la terza dose, non vaccinati, ma fortunatamente gli esiti come si evince, sono uguali per tutti, si guarisce in una decina di giorni. Come non evitare il ricorso agli psicofarmaci, agli psicologi e psichiatri. Questo andazzo, queste tensioni esacerbate dai media locali e nazionali, da un clima dispotico orwelliano del governo, hanno permesso l’aumento di patologie psichiatriche di ben quattro volte rispetto al periodo pre pandemico. Il santificato Bassetti in mainstream lo sta ribadendo da settimane: basta con restrizioni torniamo alla normalità, macchè.

C’è ancora chi è convinto che il clima di terrore debba continuare, ci stanno prendendo gusto, senza il covid non si può più vivere. Intanto, ci piacerebbe appurare in questi due anni quanta povera gente è morta di cancro, di ictus o di infarto; a quanti sono mancate le cure basilari, quanti altri non si sono curati affatto e hanno permesso alle patologie di aggravarsi e giungere a morte certa, in questa regione martoriata, in cui nessun medico e infermiere vuole venire, nonostante bandi e volontà di assunzioni.

Cerchiamo di tornare alla normalità del quotidiano, i problemi del Molise, lo sappiamo tutti sono ben altri rispetto al covid, concentriamoci su di essi, mutuiamo da altri stati democratici come Spagna, Inghilterra e una caterva di paesi nordici che lo hanno capito e stanno voltando pagina, limitando quasi a zero le restrizioni. Partiamo da questa piccola realtà regionale, si ravvedano i vertici delle istituzioni sanitarie, basta parlare di pandemia, di tamponi, di vaccini, di positivi e negativi, di vax e non vax. Concentriamoci sulle emergenze reali sanitarie mai risolte e i rischi di ulteriori tagli in sanità che minano i livelli essenziali di assistenza. E’ ora di cambiare atteggiamento per il bene dei molisani!

Ci piacerebbe che in un sussulto di orgoglio e di amor proprio, i  vertici regionali si potessero distinguere dal resto d’Italia per ragione e pragmatismo, almeno questa volta; avrebbero il plauso, la riconoscenza di una larga maggioranza di molisani, pur se apparissero come una pecora nera nel branco,