Oggi ci si sposta in auto bellissime e di grossa o media cilindrata, appena decenni orsono invece con le carissime, tipiche ed indimenticabili “ trainell’ “, tirate da muli e cavalli per il lavoro o le esigenze familiari

 

Sembrano trascorsi secoli, tanta profonda è la differenza tra le situazioni di cui si dirà, ma in effetti appena pochi decenni  separano le epoche prese in esame nell’ articolo che segue. Oggi ci si sposta in auto, bellissime, di grossa o media cilindrata, che sono un po’ l’oggetto/simbolo della moderna società supertecnologica d’inizio terzo millennio. La scienza ha fatto passi da gigante anche e soprattutto nella moderna tecnologia dei trasporti e l’uomo, che è l’attore/protagonista principale di tanto significativo fenomeno, ne fruisce e ne gode a piene mani, vivendo in tutt’altro modo rispetto al recente passato dei propri padri. Il tempo appena trascorso per l’appunto, quando di auto e mezzi motorizzati all’orizzonte non c’era traccia, per cui era la carissima, tipica ed indimenticabile “ trainella “, in dialetto venafrano il carretto tirato da cavallo o mulo per il lavoro nei campi, il mezzo di locomozione più diffuso ed utilizzato. “ La trainella “ ! A quando bisogna risalire per trovarla per strada, carica di prodotti della terra o per il trasporto umano ? Sino agli anni ’60, ossia 60 anni addietro, a Venafro come in tutti gli altri Comuni piccoli e grandi del centro sud d’Italia ne circolavano a josa, trainate da magnifici quadrupedi -in genere, come detto, muli e cavalli, meno frequentemente da asini- curati e tenuti alla perfezione dai rispettivi padroni, ossia contadini e lavoratori della terra. “Trainella” e quadrupedi venivano rimessi a fine giornata nella stalla, dopo averli puliti e curati alla perfezione, perché l’animale, rifocillato, riposasse al meglio. All’alba del mattino seguente e così per tutti i giorni della settimana il contadino tornava a riportarli su strada, avendone necessità per il trasporto proprio, dei familiari e per il trasferimento dei prodotti della terra per commerciare e vivere. Un binomio, uomo/ “trainella”, quanto mai essenziale e determinante per le necessità del tempo, quando non c’erano macchine e motori ma per ogni necessità si usava appunto la “ trainella “. Erano bellissime e perfettamente tenute, grazie alla passione dei proprietari ed al sapiente lavoro degli artigiani dell’epoca, i maniscalchi per la cura degli animali e i carrettieri per la tenuta di tali mezzi di trasporto, data la loro essenzialità per l’attività agricola ed il trasporto della famiglia contadina. A Venafro ce n’erano a decine, tutte belle, talune anche abbellite e colorate, ed erano il vanto di questo o quell’altro proprietario, che facevano a gara coi colleghi di lavoro per primeggiare e possedere la “trainella” più bella delle altre e con la quale addirittura pavoneggiarsi con una sorta di passerella per le strade e i vicoli del paese. Venivano sì usate, come detto, prevalentemente per il lavoro dei campi, ma una/due volte l’anno servivano anche per il trasporto (non proprio comodissimo …) dell’intera famiglia contadina diretta a quello o quell’altro Santuario per inginocchiarsi al cospetto di statue di Santi e Madonna. Si viaggiava ore ed ore, ci si fermava per far riposare l’animale e finalmente dopo una buona giornata di viaggio si raggiungeva la meta, felicissimi di esserci. Quale da Venafro il Santuario maggiormente raggiunto a bordo delle “trainelle” nei decenni andati ? Certamente quello della Madonna dei Lattani a Roccamonfina nell’alto casertano, per omaggiare e pregare la Madonna Nera affinché i raccolti futuri fossero  abbondanti per le necessità della famiglia. E tutto questo avveniva mercé l’indimenticabile “ trainella “, tantissimo della storia popolare delle generazioni che ci hanno preceduto. Ed allora … chapeau alle “ trainelle “, l’indimenticabile e prezioso  mezzo di trasporto dei nostri nonni e nonne !

 

Tonino Atella