di Pietro Tonti
Ritorniamo su un argomento che ai dirigenti del reparto Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Veneziale di Isernia interessa davvero marginalmente, come testimoniano le future mamme in dolce attesa che chiedono legittimamente di potere far assistere al parto i loro mariti, ai quali gli è negato l’accesso per un protocollo covid molto discrezionale ad assistere alla nascita dei loro figli.
Un dirigente avrebbe affermato in questi giorni alla richiesta di una mamma in procinto di partorire: “tanto nella sala parto i papà possono anche fare a meno di assistere, concentrata sul parto non si accorgerà nemmeno della sua presenza”.
Una risposta che sdrammatizza la richiesta legittima della donna, ma che tutte le future mamme non digeriscono affatto. Per l’autorità del dirigente non si vuole accettare come normale prassi far assistere al parto, seguendo tutte le prescrizioni nel rispetto delle norme anti contagio.
Non bisogna dimenticare che Isernia con il punto nascite è sempre a rischio smantellamento se non si raggiungono le 500 nascite annue, certamente ricorderete le battaglie politiche e popolari degli ultimi anni per scongiurare la chiusura del reparto. Bisognerebbe accontentare le mamme e non costringerle a trasferirsi in altri nosocomi, ad Isernia anche una nascita in meno potrebbe decretare la chiusura del reparto l’anno successivo.
L’esempio del San Timoteo di Termoli è doveroso prenderlo in considerazione, dove la presenza del genitore maschio è consentita, grazie ad una viva protesta, ad una raccolta firme delle partorienti, il dirigente ha ceduto e già da qualche settimana assistere alla nascita del proprio pargolo è una prassi consentita ai papà.
Abbiamo interessato il DG Florenzano sulla questione, il quale ha promesso di prendere provvedimenti, in quanto per la stessa Asrem non possono esserci due visioni diverse e contrapposte, ma ad oggi parrebbe che resti la discrezionalità del dirigente ad imperare.
Le future puerpere di Isernia si apprestano quindi ad usare le stesse misure di Termoli, a raccogliere le firme per indurre il vertice di ostetricia e Ginecologia del Veneziale ad adottare le stesse regole valide al San Timoteo.
Insomma, senza atti di protesta collettiva, ognuno si arrocca su personali decisioni e solo quando si pone alla luce dell’opinione pubblica un problema, solo in quel momento, scatta la sensibilità del professionista che elargisce quello che naturalmente una struttura efficiente dovrebbe garantire anche in periodo covid?
Per quale motivo indurre gli animi all’esasperazione? Non è sempre il benessere del paziente al centro dell’universo medico e quel giuramento d’Ippocrate dove si pone in circostanze simili, quando si afferma: “giuro di attenermi ai principi morali di umanità e solidarietà nonché a quelli civili di rispetto dell’autonomia della persona?”.