Un lavoro editoriale che meritava una presentazione in pompa magna, quello di venerdì 28 settembre presso la sala conferenze della Gea Medica ad Isernia, in Contrada Acqua Solfurea.

Oltre cento persone in una sala gremita, si sono riunite per ascoltare e approfondire un’idea, una storia avvincente, sottile, di quelle che dalla prima pagina desta curiosità come un film a cui non resisti dalla voglia di scoprire come si articolerà, come si evolverà e quali misteri celi il personaggio principale, il protagonista.

L’incontro con l’autore del libro “Sulla schiena del Cielo”  Alfredo Carosella, per le Edizioni della Sera di Stefano Giovinazzo, è stato un vero successo.

L’evento organizzato con la collaborazione del Rotary Club, l’Inner Wheel Club, Il Rotaract Club e l’Interact Club di Isernia, ha visto relatori il direttore di moliseprotagonista Pietro Tonti che ha tracciato un sunto del libro nelle sue particolari peculiarità. Fondamentale l’intervento della relatrice Annalisa Baino psicologa di chiara fama, che ha trattato  due temi toccati richiamati nel lavoro editoriale di Carosella: la resilienza( in psicologia, la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà) e, l’abbandono.

L’intervento del direttore Tonti:

Raramente ho letto qualcosa di così avvincente che ti tiene incollato alle parole in attesa di scoprire il finale. Ricordo di aver letto così tutto di un fiato “Nel Bianco” di Ken Follet, in una notte invernale, ma spesso la narrativa appare noiosa, in altri contesti editoriali non facile, non intrigante, nel nostro caso no.

Alfredo Carosella con il suo lavoro “Sulla schiena del Cielo” mi ha offerto le stesse sensazioni e destato la stessa curiosità, da indurmi a fare le ore piccole in attesa di scoprire il finale e, che finale a sorpresa!  Evito, naturalmente di parlarne, per non togliervi il gusto di scoprirlo e vi consiglio di non leggere le ultime pagine per cercare di comprenderne il significato, non capireste nulla.

Il nostro autore è un molisano, un isernino, quasi mio coetaneo con la passione per la scrittura, un cinquantenne sobrio, nonostante il tanto alcool che ha disseminato nella sua storia. Un esperto di musica, appassionato dei grandi, tra cui i Pink Floid che cita nel libro con il concerto a Cinecittà, dove c’ero anche io tra le 90.ooo persone nel 95, tra nuvole di fumo di canne – non da zucchero – con il sound sublime del gruppo storico, alla fine della carriera; oppure i Cure, i Genesis, il Vasco, o Battiato, Marlen Kunz ed  Ennie Lennox solo per citarne alcuni.

Si tratta di un racconto narrativo, in’ un’ambientazione post moderna quella del libro, non autobiografico, ma legato in qualche modo all’autore per mestiere. Maurizio (detto MIZIO) è il protagonista di questo racconto e il narratore, un Architetto – come l’autore-  con gli occhi e le passioni dell’autore in campo musicale credo, e con autorevolezza, trapela la passione per i cocktails, i viaggi, le metropoli e la sua Napoli, oltre che per l’arte moderna.

Assolutamente iconografica la citazione dell’artista contemporaneo Maurizio Cattalan e la sua opera “Charly don’t surf”, il bambino inchiodato con le matite al banco di scuola in un passaggio del racconto, mutuato dal Film Apocalypse now.

Il senso di osservazione, le meticolose descrizioni, inducono falsamente a pensare allo scrittore statunitense   Edgar Allan Poe, ma il nostro Carosella utilizza il senso descrittivo, l’acume come se fosse una sceneggiatura di un film, a cui è indispensabile offrire la giusta comprensione per il regista. Anche i più piccoli dettagli sono fondamentali per poter avviare il ciak ed entrare nel vivo della storia. E chissà se questo racconto non diventi un originale televisivo o un film in futuro, non è da escludere, ci sono tutti i presupposti.

L’accortezza dello scrittore in questa narrazione, la si evince già dall’introduzione, in cui descrive un momento di vita di fanciullo, il padre e un incidente, che di primo acchito appare una scena asettica lontana dall’essere compresa.

Da qui, proseguendo nelle prime settanta pagine nell’ottavo capitolo dei venti, si elabora, si entra nel vivo, nelle paure, nelle angosce del protagonista. In un evento familiare come un matrimonio di una cugina, si scopre l’arcano, si esalta la vicenda, con colpi di scena e, si prosegue con un ritmo incalzante, stimolante la curiosità, fino alla decisione del protagonista di portarsi negli Stati Uniti, in Florida per ritrovare l’infanzia perduta, le aspettative giovanili e qui la sorpresa e un finale che lascia stupiti.

Il libro non manca di spunti riflessivi, un protagonista che vive questa costante malinconia nella labilità esistenziale, nell’importanza della formazione, degli affetti primordiali di bambino che in qualche modo si trascinano nell’età adulta e hanno un imprimatur determinante nel carattere dell’essere e, qui di Mizio.

Magma, l’amore giovanile desiderato ma mai vissuto. Poi l’incontro con la donna della sua vita, un ceto sociale più elevato del suo, il matrimonio, il divorzio, la solitudine, il riscoprire cose semplici e naturali. Il ripetersi della quotidianità; l’affermazione emblematica mutuata dal titolo del libro dello scrittore statunitense Kurt Vonnegut: “Quando siete felici fateci caso”.

L’accompagnare a scuola tre minorenni ogni mattina, il misurarsi con le generazioni future, con le aspettative di uno di questi che vorrebbe da grande fare l’astronauta e andare a vivere sulla schiena del cielo; da cui è tratto il titolo del libro.

La malinconia dell’amore perso, del successo desiderato e mancato, nella volontà di non far perdere ai posteri la traccia di se dopo la morte.  

Desiderio di tutti e riservato solo ai grandi artisti, agli inventori, ai poeti, agli scrittori, ai grandi statisti e ai grandi delinquenti.

Questo desiderio si scontra con la realtà dura, con la frenetica esistenza lavorativa del protagonista Mizio, Architetto nelle grazie di una moglie ricca, Marta, e uno studio, quello del padre a cui Mizio lavora. Dopo il divorzio l’oblio. Con l’amore perde il lavoro, quasi la dignità e qui i pensieri sommati ad una disgrazia infantile, lo trascinano ancora di più in uno stato di tristezza cronico.

Come accade in molti casi, gli uomini fortunati ritornano a casa dalla madre dopo il divorzio, in quel letto in cui raggomitolarsi in posizione fetale, rappresenta una volontà di rinascita, col desiderio di cancellare le cose brutte vissute, in un certo senso, ritrovare l’affetto dei genitori e ripartire.

E il pensiero filosofico ritorna inesorabile alla caducità dell’esistenza: <<Viviamo come se fossimo eterni, come se non dovesse accaderci mai nulla di male, affannandoci per cose futili e disperandoci per delle sciocchezze>>.

Ritornando al matrimonio rivelazione della narrazione, dopo un episodio traumatico, nella stessa giornata, una luce in fondo al tunnel, l’amore forse, un ritorno, tra vecchie fiamme mai sopite e mai vissute e la sua Marta, un incontro dopo tanto tempo e si accende in Mizio il desiderio, quello di osare, di andare fino in fondo, ma come?

Decisioni a mente fredda, il sentimento mai sopito in sua moglie, le elucubrazioni, quando si allontana: L’ho amata, in fondo è questa la vera felicità:<< smettere di sentire la caducità della vita e il peso effimero delle cose a cui diamo tanta importanza>>.

 Una storia, quella ideata da Alfredo Carosella straordinaria per l’ingegno architettonico degli intrecci e delle frasi elaborate, nelle pillole di saggezza, elucubrazioni del tipo: <<ho atteso il perdono per un’esistenza che non ho saputo amare come avrei dovuto>>.

La figura del padre nell’attesa della sua mancata presenza, come Telemaco che attende Ulisse e la sorpresa di scoprire un passato diverso da come lo aveva immaginato.

Il riaccendersi della speranza, il muro delle scelte necessarie per determinare il futuro: Un dubbio amletico: lasciarsi tutto alle spalle e approfittare di una nuova opportunità, cancellando con un colpo di spugna affetti e ricordi o, ritornare alla normalità, ad una esistenza già scontata? Questo è il dilemma.

E questo il racconto in sintesi, volutamente non approfondito per non farvi perdere il gusto della lettura e della scoperta, verso un autore che sono sicuro sentiremo parlare di lui in futuro a grandi livelli. Questo suo lavoro “Sulla Schiena del Cielo”, sono certo, rimarrà negli annali a eternare quella volontà del protagonista del libro, ma anche, presumibilmente dell’autore di non far perdere le tracce di se dopo l’oblio e credo che Alfredo Carosella con questo lavoro editoriale abbia raggiunto il suo scopo.

 

Il video integrale della presentazione cliccando in basso: