di Pietro Tonti
Se Isernia come si afferma, è il laboratorio politico dell’Italia per le prossime elezioni amministrative, vuol dire che la stessa politica nazionale, oltre che a quella locale, non ha più la capacità di fare sintesi, manca di leader riconosciuti e non riesce a trovare gli accordi per autosostenersi.
E’ quanto sta emergendo nelle giornate infuocate di riunioni che si susseguono e non portano a nulla di concreto, se non nomi e cognomi di personaggi che potrebbero certamente essere in grado di rivestire un ruolo sindacale, ma non si riconosce loro all’unanimità questa facoltà.
La situazione di stallo riguarda ogni singolo schieramento, quanto mancano 24 giorni alla presentazione delle liste. Bisogna ancora comprendere a oggi se si vuole andare verso la discontinuità, scegliendo un candidato sindaco giovane e mai proposto, come potrebbero essere Tedeschi o Di Luozzo, oppure attingere dal passato di esperienza e puntare sui nomi già collaudati come Melogli o Mauro per il centro destra.
L’incapacità di fare sintesi, porterà – è oramai evidente – ad avere per il centro destra più candidati sindaci, con la risultanza di un ballottaggio e nella migliore delle ipotesi si avrà una governance della città minata, come è stata quella dell’uscente sindaco D’Apollonio, da due opposizioni, quella naturale della sinistra e quella della fazione avversa del centro destra che voterà a favore del candidato sindaco che uscirà perdente al ballottaggio.
Tutte quelle velleità di rinascita della città sono proiettate per inerzia verso il declino della politica e della futura amministrazione comunale. Eppure con un colpo di reni i leader massimi potrebbero fare forzature e trovare una quadra su un solo personaggio, ma per quale motivo questo non avviene?
Per quale motivo Lega, Forza Italia, Fratelli D’Italia, Orgoglio Molise e i Popolari non si sono ancora seduti ad un tavolo per determinare un unico candidato?
Questa mancata concertazione è da ricercare sugli sviluppi futuri della politica nazionale? Potrebbe essere un movente.
Si attende a febbraio l’elezione del Presidente della Repubblica, subito dopo la politica partitica cambierà, con aggregazioni già nell’aria, Berlusconi si unirà alla Lega, Renzi e Calenda con Italia Viva e Azione produrranno un’unica identità politica e vi saranno inevitabilmente passaggi importanti di leader e di forze trasmigranti tra partiti emergenti e un nuovo centro, quello previsto proprio da Renzi e Calenda.
I nostri principali attori della politica naturalmente non staranno a guardare, ma per il momento è tutto congelato, nonostante il caldo torrido di questi giorni la politica porta le decisioni nel freezer, ogni azione di oggi si potrebbe rivelare fallace nel prossimo anno. Conviene a questo punto avere ognuno il proprio candidato di riferimento e poi si vedrà?
Nessuno si sbilancia, nessuno assume posizioni deterministiche, Isernia può vivere anche i prossimi 5 anni di ingovernabilità, mentre l’uscente sindaco D’Apollonio sembra defilato dall’agone elettorale, ma chissà se all’ultimo momento non sia lui per continuità il candidato per il centro destra?
A sinistra tutto tace e si lavora per partorire un nome che vada bene a tutti, anche in questo caso all’interno del PD non vi è uno scontro a quando ci riferiscono, più che altro vi è la consapevolezza di sapere di non contare nei numeri per poter ambire a vincere le elezioni su un centro destra, dall’elettorato riconosciuto.
Nonostante le aggregazioni con M5S e gruppi emergenti, parrebbe che un candidato sindaco in questo caso, nel centro sinistra sarebbe solo un agnello sacrificale nell’ambito di un’aggregazione dai numeri insufficienti, destinato all’opposizione consiliare. Si troverebbero pertanto nomi esterni che siano disposti al suicidio politico. In questo contesto non è escluso che il M5S vada da solo, per garantirsi almeno una rappresentanza in consiglio comunale del primo eletto.
Da questa che appare una disamina ipotetica, sappiamo che i cittadini potrebbero anche reagire e sconfessare anche i numeri e i pronostici, ribaltare quindi la situazione a favore di un centro sinistra che appare dai pronostici svantaggiato.