di Pietro Tonti

Isernia – L’Inferno dantesco della crisi economica, la disoccupazione a tutte le età; la chiusura di negozi storici e di numerosissime attività artigianali e commerciali; la povertà latente che interessa la popolazione, parrebbe direttamente proporzionata all’aumento della diffusione degli stupefacenti.

Com’è possibile ci chiediamo, è un’assurdità, con la povertà giovani e meno giovani dovrebbero occuparsi di come sbarcare il lunario per fare la spesa e cercare di superare il periodo, invece la droga impera in questa città, con una diffusione senza precedenti.

La dimostrazione tangibile la offrono le forze dell’ordine che quasi quotidianamente segnalano assuntori di tutte le età e denunce con arresti di spacciatori, anche in questo caso senza limiti di età e di stato sociale.

Siamo alla deriva, certamente, la mancanza di denaro e di lavoro stabile fomenta il rischio di spaccio anche in persone al di sopra di ogni sospetto, beccati primo o poi dagli uomini in divisa. Quindi con la povertà la droga aumenta? La risposta è si!

Il vortice degli stupefacenti con l’assunzione e la dipendenza sono un fenomeno crescita esponenziale. Vediamo i dati del SERT sempre allarmanti, ma la piaga della dipendenza costringe numerosissime famiglie a toccare gli ultimi risparmi, quelli dei nonni e degli zii; dei genitori ancora con un posticino fisso ad offrire ai propri figli la dose giornaliera.

Una piaga inverosimile aggravata dalla penuria di lavoro, dall’incertezza di un futuro di ripresa, mentre si afferma una parossistica situazione nella società dell’Isernia popolare e in quella “bene” dove scorrono fiumi di droga leggera e pesante.

E’ in questo contesto che si sviluppano le idee di spacciatori improvvisati e senza sospetto, commercianti sull’orlo del disastro economico ed ex artigiani; padri di famiglia e disoccupati di lungo corso. La droga si vende più del pane in città questa è la triste verità, quindi perché non mettersi in affari con denaro facile? Tanto se la prima volta si è beccati, non accade quasi nulla, condanne lievi, ma fino a quel momento affari d’oro garantiti!

Cresce quindi lo spaccio, in un contesto di città cimitero, già dalla fascia dei minorenni, aggravata dalla vicinanza alle regioni a rischio, Campania e Lazio; dalla presenza spesso in città di giovani confinati della camorra, o già condannati ed esiliati spacciatori professionisti, che coltivano sprovveduti ragazzini a cui l’idea del denaro facile alletta, ed ecco che si moltiplica lo spaccio nei luoghi a tutti noti e a tutte le ore.

Qualcuno si lamenta degli eccessivi controlli di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, nonostante tutto e i controlli doverosi e necessari, gli stupefacenti continuano ad essere diffusi, quasi con non curanza del rischio, come se ognuno non avesse più niente da perdere, non avesse più dignità. Figuriamoci se tali controlli fossero scarsi o in diminuzione cosa accadrebbe!

La vera aberrante realtà è questa, parrebbe un vicolo cieco, un disastro annunciato e invece oltre alla repressione si potrebbe far leva sull’economia, sul lavoro per ridare quella necessaria dignità e benessere ai cittadini che ora brancolano nel buio, trovando finanche allettante lo spaccio di stupefacenti per sopravvivere.