SULLE ORME DI CELESTINO V°
di Antonio Amicone
Si intitola «Sulle orme di Celestino» il progetto il cui momento clou sarà la rappresentazione, con figuranti in costumi d’epoca, dell’arrivo e della permanenza del Papa isernino nella sua città il 14 e 15 ottobre 1294. L’iniziativa è stata presentata ieri mattina in conferenza stampa nella Sala delle colonne dell’ex Seminario vescovile. All’incontro con i giornalisti hanno partecipato: il sindaco Giacomo d’Apollonio, il vescovo Camillo Cibotti, l’assessore comunale Eugenio Kniahynicki, il direttore artistico dell’evento nonché ideatrice del progetto Emilia Vitullo, il presidente del Rotary Pasquale Corrado, il presidente della proloco Michele Freda e lo storiografo Fernando Cefalogli.
«Il progetto – ha spiegato l’assessore Kniahynicki – prenderà vita a ottobre e sarà incentrato sulla figura di San Pietro Celestino, cittadino e compatrono della città. Purtroppo, la sua figura, nel corso degli anni è stata un po’ dimenticata, per cui è fondamentale che Isernia se ne riappropri. Il progetto fu ideato qualche anno fa da Emilia Vitullo del Rotary club. Quest’anno, la Pro Loco l’ha fatto proprio per presentarlo ai sensi del bando regionale “Turismo è cultura”, al fine di ottenere un cofinanziamento regionale e comunale».
Nel corso degli eventi di ottobre, si organizzerà anche un convegno sul tema: “Celestino uomo di pace”, come annunciato nel corso della conferenza stampa da monsignor Cibotti. «Più che per il ‘gran rifiuto’ – ha detto il vescovo – Celestino V dovrebbe essere ricordato per la sua umiltà e per il suo coraggio di voler cambiare le cose. Io vedo San Pietro Celestino come un uomo che ha detto di no al potere e agli intrighi, un uomo che si è posto di fronte a Dio per fare una scelta: salvare l’anima o cedere alle lusinghe politiche del tempo».
IL PROGETTO
Celestino V, al secolo Pietro Angelerio, è stato molto amato dal popolo di Isernia, città che gli diede i natali – si legge nella proposta progettuale –. Molte sono le tracce della grande considerazione riservata dalla cultura locale al suo “Santone”, figura eccelsa di asceta e taumaturgo che il popolo ha sempre considerato vicino a e affine a sé, per quell’essere profondamente uomo di Dio, legato più ai valori spirituali della Chiesa che al potere temporale, che pure gli fu conferito e dal quale Celestino prese le distanze, abbandonando il papato. Una figura, quella di Celestino, di grande spessore umano e spirituale, come attestano le parole di Papa Francesco, nel 2014 a Isernia per indire uno straordinario Giubileo Celestiniano, parole che associano Pietro Celestino a San Francesco: «C’è un’idea forte che mi ha colpito, pensando all’eredità di san Celestino V. Lui, come san Francesco di Assisi, ha avuto un senso fortissimo della misericordia di Dio, e del fatto che la misericordia di Dio rinnova il mondo. Pietro del Morrone, come Francesco d’Assisi, conoscevano bene la società del loro tempo, con le sue grandi povertà. Erano molto vicini alla gente, al popolo. Avevano la stessa compassione di Gesù verso tante persone affaticate e oppresse; ma non si limitavano a dispensare buoni consigli, o pietose consolazioni. Loro per primi hanno fatto una scelta di vita controcorrente, hanno scelto di affidarsi alla Provvidenza del Padre, non solo come ascesi personale, ma come testimonianza profetica di una Paternità e di una fraternità, che sono il messaggio del Vangelo di Gesù Cristo. E sempre mi colpisce che con questa loro compassione forte per la gente, questi santi hanno sentito il bisogno di dare al popolo la cosa più grande, la ricchezza più grande: la misericordia del Padre, il perdono. ‘Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. In queste parole del Padre nostro c’è tutto un progetto di vita, basato sulla misericordia. La misericordia, l’indulgenza, la remissione dei debiti, non è solo qualcosa di devozionale, di intimo, un palliativo spirituale, una sorta di olio che ci aiuta ad essere più soavi, più buoni, no. È la profezia di un mondo nuovo: misericordia è profezia di un mondo nuovo, in cui i beni della terra e del lavoro siano equamente distribuiti e nessuno sia privo del necessario, perché la solidarietà e la condivisione sono la conseguenza concreta della fraternità».
Alla tradizionale devozione verso il Santo taumaturgo – prosegue il progetto – , si accompagna dunque un senso nuovo e attuale dato al suo operato, la consapevolezza del perdono, da lui istituzionalizzato con la perdonanza, come fondamento di nuovi rapporti sociali, messaggio di straordinaria modernità che pone Celestino in una luce del tutto nuova e gli conferisce anche un grande spessore sociale in grado di parlare anche ai tempi nuovi. Il progetto ha, quindi, lo scopo di riscoprire la figura di San Pietro Celestino, sia nei contenuti spirituali e religiosi del suo messaggio, estremamente attuali, sia negli aspetti storici connessi alle vicende che segnarono la sua vita.
La spiritualità di Celestino, come sottolineato da Papa Francesco, contiene un messaggio forte in grado di delineare un mondo nuovo attraverso una fratellanza e una solidarietà praticate e vissute come regola di vita, presupposti indispensabili per il superamento dei conflitti e portatrici di equità, di giustizia e di pace. Non meno affascinanti gli aspetti storici, legati alla nota vicenda della rinuncia al potere, una rinuncia che, lungi dall’essere vile, costituisce ancora una volta, in Celestino, il richiamo alla pratica dei valori spirituali. Per Isernia, infine, la figura di Celestino offre lo spunto alla città per ripercorrere la propria storia e rafforzare la consapevolezza di ciò che si è in rapporto a ciò che si è stati, riappropriandosi dello spirito di un personaggio straordinario, al quale Isernia è stata, in passato, molto legata e che oggi, forse, tende a considerare con minor affezione.
Perseguire tali obiettivi significa concepire un progetto di ampio respiro, in cui le giornate celestiniane di quest’anno costituiranno solo un momento di avvio. Il progetto, infatti, si prefigge il rilancio degli studi celestiniani, anche mediante la riorganizzazione del Centro Studi a Lui intitolato, la ristrutturazione dei luoghi celestiniani all’interno e nei pressi della città, la progettazione di cammini in natura, la realizzazione del Museo Diocesano, l’edizione di pubblicazioni, l’organizzazione di convegni di studio e ogni altra iniziativa in grado di «riportare Celestino alla sua Isernia», contribuendo, così, a dare alla città una nuova consapevolezza di sé attraverso il pensiero e l’esempio degli uomini che nel passato l’hanno resa grande.