Il governo Draghi prosegue la sua corsa fino alla fine della legislatura prevista per l’anno prossimo venturo? Non lo sappiamo. Perché anche se il nodo riguardante la direttiva Bolkestein per le concessioni dei balneari pare finalmente essere risolto ci sono altri fronti che preoccupano non poco sia la Presidenza del Consiglio che il Quirinale. Quello che preoccupa di più riguarda la riforma della giustizia: “Se il paese vuole crescere è uno dei nodi più importanti da sciogliere” .

Insomma,  il ddl concorrenza non è la sola spina nel fianco del governo. La grande preoccupazione del Quirinale è che se dovesse saltare il governo Draghi il paese rischierebbe di perdere i fondi del PNRR e rischierebbe di affondare, perchè a quel punto la recessione sarebbe pressochè inevitabile. Per questo, dal Colle si continua a monitorare con la massima attenzione tutto quanto accade nella maggioranza e dintorni.

L’obiettivo del Quirinale è portare a termine la legislatura, ovvero mandare avanti il governo Draghi fino alla fine di maggio 2023 quando nelle previsioni della presidenza della repubblica dovrebbero tenersi le prossime elezioni politiche. Qualora fosse approvata questa richiesta, anche per il nostro piccolo Molise si aprirebbe uno scenario insolito, quello che per la prima volta si potrebbe andare alle urne per le politiche e le amministrative regionali in contemporanea.

Una ipotesi da non sottovalutare che a oggi si presenta molto realistica. Certamente ci sarebbe un notevole risparmio economico, organizzativo e gestionale. Potrebbe rivelarsi anche valido per far salire la percentuale dei votanti che normalmente disertato le politiche, ma sono più inclini a recarsi alle urne per eleggere i loro rappresentanti in regione.

Qualora vi fosse un’unica chiamata alle urne, sarebbe più facile ottenere consensi per i partiti. Altro nodo da sciogliere è quello della legge elettorale, il Rosatellum non piace e si vocifera in ambienti parlamentari di trovare intese su una nuova legge, ma quale?

Tendente al proporzionale o al maggioritario? Mentre lo sbarramento di casa nostra per i partiti al 5% per le prossime amministrative, rischia di rendere vane le aggregazioni civiche extra partito, dando nelle mani dei movimenti politici di spessore consolidato, lo scettro amministrativo.

Malumori che si sono sollevati dopo l’approvazione di questa direttiva regionale, da parte dei movimenti da percentuali inferiori al 5% che resteranno senza rappresentanza e in questo caso, come si è già ampiamente affermato, vi è il crollo della democrazia partecipata che riguarda proprio le aggregazioni minoritarie..