di Pietro Tonti
Un titolo che oggi riprendiamo sarcasticamente, ma non troppo nel nostro “Ditoriale”: <<Molise-Cina, firmato ’Protocollo di amicizia’. Frattura: Abbiamo registrato un vero interesse per la nostra regione>> Si è conclusa ieri pomeriggio 15 novembre con la firma di un ‘Protocollo di amicizia’ la visita della delegazione della provincia cinese dell’Hubei in Molise. I rappresentanti istituzionali asiatici a Palazzo Vitale, insieme ai vertici della Regione Molise, hanno siglato il patto che avvia una sorta di gemellaggio tra le due realtà. La visita della delegazione cinese è avvenuta alcuni mesi dopo quella di una delegazione molisana proprio nella provincia dell’Hubei (che ha 60 milioni di abitanti).
Sull’esternazione del presidente Frattura possiamo intervenire con tranquillità affermando, senza tema di smentita, che i cinesi hanno dimostrato ben prima l’interesse per la nostra regione. Come fa Frattura a non considerare che dalla Cina abbiamo subito e la stiamo subendo tutt’ora una vera e propria invasione? Come non guardare con occhi preoccupati le decine oramai di attività commerciali di migliaia di metri quadri presenti sul territorio molisano? La deriva del commercio autoctono è stata soppiantata letteralmente dai Mega Cina, megastore in cui si trova di tutto e rendono il commercio impossibile per chi, residente nel Molise da sempre, vorrebbe intraprendere un’attività commerciale.
Si, plaudiamo all’interesse della Cina al nostro Molise, alle decine di milioni di euro di incassi che i cinesi realizzano sul nostro territorio ogni anno, indebolendo il nostro tessuto sociale, tanto da riscontrare sempre più spesso, commessi e commesse molisane nei negozi cinesi.
L’invasione è in atto, silente nel modus operandi tipico dei cinesi, educati e gentili, ma sempre di un’invasione si tratta che mina irrimediabilmente il tessuto sociale giovanile costretto a fuggire per lavoro all’estero.
Purtroppo il concetto di nazionalismo, quello dei nostri padri costituenti, che il 4 dicembre si vuole continuare a svendere con il “SI” referendario, non appartiene più alla classe politica attuale italiana e di riflesso a quella nostrana.
Dopo avere svenduto il made in Italy costringendo le oltre 540.000 migliori aziende italiane alla resa e al trasferimento all’estero, hanno consentito l’invasione “mandarina” dall’oriente.
Ritornando all’esternazione presidenziale molisana, E’ come se i Galli dopo i sette anni di guerra sanguinosa e la sottomissione alla Roma di Cesare, si beassero di essere sottomessi e attraverso un comunicato stampa affermassero: Grande Cesare e grande Roma: so proprio “fregni sti romani”.
Il comunicato fratturiano sulla Cina continua con questo tono:
“Una delegazione delle principali cariche istituzionali dell’Hubei, importante provincia della Cina con circa 58 milioni di abitanti, ha conosciuto il Molise in un racconto diretto delle nostre eccellenze e delle nostre specificità, dalla ricerca medico-scientifica, all’agroalimentare, al turismo. Abbiamo registrato un vero interesse per la nostra regione”.
Certo, il vecchio interesse cinese si è rafforzato, ma il turismo ancora una volta nominato a vanvera, come rafforzativo di un discorso, dove tutti sanno che nel Molise non è mai esistito, escludendo dei mordi e fuggi di chi capita qui per caso, per l’avaria del Tom – Tom, sbagliando strada, per poi mandare maledizioni a chi amministra per le voragini sull’asfalto, evitando per miracolo antoniano, di finire nei baratri delle frane disseminate in ogni singolo comune della nostra bella regione. Se poi si vuole venire incuriositi in questa terra via strada ferrata, è più facile trovare la Stazione con binario 9 3/4 di Harry Potter, non il binario 20Bis alla stazione Termini della capitale.
Guardiamo con affetto e altrettanto stupore le nostre realtà agroalimentari, sono tutto un programma, escludendo le poche aziende, ben note holding del segmento, cosa rimane?
Artigiani del cacio a cavallo e soppressate, caciotte, scamorze e tartufi, i quali non riescono con le loro produzioni nemmeno a soddisfare il fabbisogno delle normali richieste comunali, figuriamoci a pensare di soddisfare un mercato cinese.
Cosa resta? L’università, bene, con i soliti scambi culturali e progetti, che di economia territoriale ne sviluppa in modo estremamente ridotta ed elitaria. Poi resta la ricerca medico- scientifica, quella si ha un senso internazionale, anche se sempre elitaria e diretta a interessi di pochi, rafforza il Neuromed e l’esperienza di chi lavora in quel segmento, troppo poco ancora una volta per bearsi di aver fatto qualcosa di estremamente valido se non interessi ristretti, mentre la Cina ha già tinto di giallo ogni tratto della nostra quotidianità già da tempo e l’Hubei in Molise ha messo solide radici con i suoi abitanti da un pezzo, senza chiedere nulla a nessuno.