di Alessia Tonti

Tanti i quesiti e le paure che i cittadini molisani avvertono e riguardano il bene più prezioso: la salute. Un riordino sanitario che ha prodotto strumentalizzazioni politiche, costituzione di comitati spontanei e avversità di ogni genere. La riforma delle principali funzioni finalizzate alla salute della popolazione molisana sono ai più ignote. Sono dominio degli addetti ai lavori, che esternano perplessità e dubbi sull’efficacia e efficienza dei tagli e delle nuove regole. Abbiamo deciso di approfondire l’argomento e offrire un quadro completo ed esaustivo di quello che è accaduto in questi cinque anni, per chiarezza e dovizia di informazione. Una voce, tra quelle più autorevoli è la Dott.ssa Lolita Gallo principale artefice del riordino sanitario, Direttore generale della Salute ASReM Molise.

Dottoressa, può tracciare una panoramica delle criticità dei singoli ospedali molisani dopo la riforma?

Il Programma Operativo Straordinario (POS) 2015-2018 è frutto di una scelta di politica sanitaria complessa e difficile, ma che era ormai improcrastinabile. È l’atto di programmazione con cui la Regione Molise ha previsto una migliore e più funzionale integrazione dei Servizi sanitari regionali.

Siamo arrivati all’approvazione condivisa del POS sia con il Governo ed i Ministeri della Salute e delle Finanze, sia con le altre Regioni. Queste ultime, infatti, hanno voluto premiare la qualità del lavoro di programmazione regionale mettendo a disposizione del Molise dei fondi dedicati per il superamento della situazione.

Il Molise, in tema di sanità, è da anni tra le Regioni che sono oggetto di particolare attenzione da parte dell’Amministrazione centrale. Infatti, il nostro modello non riusciva più a garantire ai propri cittadini l’universalità, l’eguaglianza e l’equità di accesso alle prestazioni e ai servizi così come previsto dalle norme nazionali. Tanti tentativi di produrre un atto regionale che rimettesse mano all’organizzazione erano stati già stati fatti nel corso dell’ultimo decennio, tentativi però vani e sempre bocciati per tutta una serie di ragioni.

Il POS, invece, è stato costruito al solo fine di garantire il superamento di una situazione per molti versi drammatica della nostra sanità: il Piano di Rientro risale al 2007 ed il Commissariamento dal 2009.

All’interno del Programma Operativo Straordinario abbiamo fatto una sostanziale differenziazione tra il bisogno di salute acuto (quello cioè che necessita delle cure in ospedale) ed il bisogno di salute cronico (quello che vede la sua risposta in strutture del territorio), e ovviamente tra i loro rispettivi percorsi assistenziali. Gli Ospedali regionali sono oggi inseriti all’interno di una rete definita Hub & Spoke (letteralmente mozzo e raggi) che prevede la concentrazione della casistica più articolata, o che necessita di più complessi sistemi produttivi, nel centro principale (Hub). L’attività degli Ospedali regionali diventa quindi fortemente integrata, attraverso connessioni funzionali, con quella dei centri ospedalieri periferici (Spoke). L’attuale rete degli ospedali molisani deve quindi garantire al paziente l’appropriatezza dei percorsi assistenziali.

Per bilanciare poi la necessaria riconversione degli Ospedali, nel POS è previsto un forte potenziamento del territorio attraverso strutture di prossimità basate sui bisogni di salute (Ospedali di Comunità, UDI, Case della Salute), sulle cure d’iniziativa, sul coinvolgimento costante dei Pediatri di Libera Scelta e i MMG.

Rintracciare le necessità assistenziali attraverso i professionisti del territorio, che diventano “sentinelle” e primi protagonisti della cura della persona, determina la costruzione di un miglior percorso di salute per il cittadino, con l’Ospedale che diventa luogo di cura esclusivo per le acuzie.

Abbiamo investito molto anche nella costruzione di Percorsi Diagnostico-Terapeutici integrati tra ospedale e territorio, che sono uno strumento fondamentale per migliorare gli esiti di salute della cittadinanza.

Quindi, le criticità del sistema ospedaliero che ancora persistono sono prevalentemente di carattere organizzativo, e saranno superate non appena la riorganizzazione sarà completata, producendo i suoi effetti diretti ed indiretti.

Come vede il rapporto sanità pubblica, sanità privata nel Molise, oggetto di aspre critiche da parte dei comitati?

 

È fisiologico e anche normale che si generi preoccupazione tra la gente quando si è attori e testimoni di una riorganizzazione complessiva di sistema. Però bisogna considerare che la sanità privata rappresenta una parte importante e ben integrata all’interno del Servizio Sanitario. In Molise vi sono strutture che operano fianco a fianco sia con la Regione che con l’ASReM, nel pieno rispetto delle responsabilità ridefinite dalla recente programmazione e dei ruoli e dei compiti stabiliti.

È innegabile che soprattutto alcune strutture private presenti in Molise, fanno puntualmente registrare indici di mobilità attiva molto elevati. Ciò significa che grazie all’alta specializzazione dei percorsi di cura che assicurano, sono attrattive non solo per i molisani, ma anche per pazienti di fuori regione. Non considerare le loro peculiarità, escludendole cioè dalla nuova rete, sarebbe stato un grave errore che avrebbero pagato soprattutto i cittadini.

Nel nuovo sistema, quindi, siamo convinti che la parte pubblica e la parte privata debbano collaborare allo scopo di garantire la centralità del paziente e la sua sicurezza delle cure, a prescindere da chi eroga la prestazione.

 

In molti ospedali si lamenta carenza di personale sia medico che infermieristico, sarà la normalità anche per il futuro?

È stata la normalità fino all’approvazione del POS. L’ormai tristemente famoso blocco del turn over ha condizionato pesantemente in questi anni la possibilità di poter espletare nuovi concorsi e immettere personale in un sistema che ne era sprovvisto in termini di numeri, ma non di capacità. Questo ha comportato il duplice effetto negativo che ha costretto tanti operatori sanitari molisani ad andare via pur di garantirsi un lavoro fisso, partecipando a concorsi che le altre Regioni potevano bandire, oltre che alla precarizzazione dei lavoratori che hanno collaborato con l’Azienda sanitaria in Molise con contratti a tempo determinato, per periodi molto lunghi.

Guardiamo al futuro con molta più speranza, abbiamo già dallo scorso anno invertito la tendenza. Infatti sono stati espletati i primi concorsi dall’Azienda unica per l’assunzione dei precari storici e di nuove figure che andranno a supportare i Servizi, e molti altri sono stati banditi. Abbiamo instaurato un confronto costante basato sulla considerazione reciproca con le organizzazioni sindacali sia della dirigenza medica che del comparto, e questo ci ha aiutato ad avere una visione d’insieme utile principalmente ai cittadini.

Una cosa bisogna però riconoscerla. Il personale in servizio nella sanità regionale, seppur sotto organico per via del blocco delle assunzioni imposto dal Piano di Rientro, in questi anni si è fatto carico della situazione complicata, riuscendo a fornire comunque prestazioni di qualità rientranti nei Livelli Essenziali di Assistenza. Il lavoro fatto in questi ultimi anni ci sta permettendo di allontanarci dal momento più difficoltoso, e ci sta consentendo di mettere in condizione gli operatori di poter lavorare con serenità.

Grazie al suo impegno l’Ospedale di Isernia, almeno per il momento ha salvo il punto nascite, ci saranno ulteriori tagli?

Il risultato sul punto nascite di Isernia è stato frutto dell’impegno di molti. Dalla cittadinanza, molto attenta al tema, dai professionisti e dalla Regione Molise. Purtroppo bisogna tener presente che sui punti nascite, così come negli altri settori, la legislazione nazionale è categorica.

Il modello molisano parte da un deficit strutturale nella valutazione intesa come concetto di sanità moderna, poiché le tendenze attuali fotografano le strutture con maggiori volumi come quelle che offrono le migliori performance. L’assunto è cioè che bisogna concentrare maggiori volumi d’attività dove c’è già un numero minimo di casi, per garantire la sicurezza delle partorienti, in questo caso. È un principio scardinare, ma siamo possibilisti che, così come avvenuto per il 2018, fornendo le dovute garanzie al Ministero potremo raggiungere il risultato anche per gli anni futuri.

In una visione più ampia, quindi, è importante che tutto il sistema sanitario, sia esso pubblico o privato, protenda al cardine dell’appropriatezza nell’erogazione delle prestazioni e che sia coadiuvato in questa mission dai cittadini, che devono svolgere attraverso l’empowerment un ruolo sempre più attivo, per incidere con efficacia sul miglioramento generale e per favorire un innalzamento della qualità complessiva dei servizi per la salute.

Quale sarà il futuro della sanità nel Molise, dovremo ricorrere tutti ad un’assicurazione per usufruire di prestazioni private o la sanità pubblica avrà ancora una valenza significativa? Quest’anno ricorre il quarantesimo compleanno del Sistema sanitario nazionale. È di certo un settore in continua evoluzione, e a vari livelli tutti si stanno interrogando, in uno scenario caratterizzato da un sempre più ampio divario tra risorse disponibili e domanda di salute, anche sull’efficienza della scelta allocativa nazionale, cioè sull’adeguatezza dell’investimento attuale rispetto alle opportunità di produrre salute per la popolazione. Si ragiona di salute, non più solo di sanità. La sostenibilità del Sistema, che vede a livello nazionale la contrazione costante di risorse, è garantita dai 35 miliardi di euro annui della cosiddetta spesa out of pocket, cioè che il cittadino paga di tasca propria. Come regione anche noi subiamo l’influsso di un periodo nazionale ed internazionale che vede mutare costantemente il quadro epidemiologico, con popolazioni sempre più longeve, con aspettativa di vita che aumenta, con maggiore prevalenza di alcune malattie (si pensi a quelle croniche, ad esempio). C’è anche una questione ancor più preoccupante che interessa un’alta percentuale di persone che sono costrette a rinunciare alle cure per motivi economici. L’avvento di nuove metodologie di finanziamento delle prestazioni come le assicurazioni ed i fondi integrativi, in politica sanitaria è visto come l’approdo certo appunto per garantire la sostenibilità. In questo quadro, che dovrebbe essere la base per la definizione delle politiche sanitarie per il futuro, anche la Regione Molise si sta interrogando su quali possano essere possibili soluzioni per continuare a garantire il patrimonio di salute fin qui costruito e per evitare di mettere in discussione concetti come la dignità della persona e l’equità nell’accesso alle cure.