di Pietro Tonti

Isernia . Alla crisi devastante del comparto commerciale, con la stragrande maggioranza della chiusura delle attività (basta passeggiare per le tre strade principali del centro per notare il disastro in atto).

Oltre al crollo dei prezzi al metro quadro degli appartamenti e il calo delle vendite, in questa città dormiente e oramai geriatrica per la corsa dei giovani verso altre mete in Italia e all’estero in cerca di lavoro, dove restano solo gli ultra sessantenni e pochi cinquantenni impiegati, vi è un altro problema non trascurabile.

Qui, nella città divenuta un cimitero e il sindaco un guardiano, vi è un divieto assoluto di morte. Non si può affrontare il decesso in quanto mancano posti cimiteriali. I cimiteri di Santo Spirito e di Castel Romano sono full, pieni da non poter ospitare altri defunti.

Ricorderete il refrain della canzone di Modugno: “il vecchietto dove lo metto dove lo metto non si sa…” Oggi è facile trovare una RSA disponibile ad ospitare un anziano, dato il proliferare di strutture geriatrico/ricettive, mentre impossibile trovare un loculo cimiteriale ad Isernia.

Ma come stanno realmente le cose?

Chi come il sottoscritto, ha dovuto nei giorni scorsi affrontare la morte improvvisa di un genitore, si è ritrovato, la sofferenza della perdita, unita a quella dell’impossibilità a reperire un loculo cimiteriale.

Un’intera giornata nel tentativo di comprendere per quale motivo il comune non avesse a disposizione nemmeno un loculo cimiteriale per le emergenze.

Mi hanno consigliato, dopo aver interpellato i responsabili del municipio cittadino, di rivolgermi alle congreghe religiose per risolvere il problema, ma anche qui ho trovato un muro di gomma, nulla da fare il morto non si può seppellire, i posti sono assegnati e restano a futuri defunti fortunati di sapere in anticipo dove andranno collocati quando passeranno a miglior vita.

Se non fosse stata la bontà di un’amica a concedermi momentaneamente, in attesa di soluzioni, un loculo nella cappella di famiglia, sarei stato costretto a trasferire la salma in qualche comune a distanza di chilometri da Isernia, con tutte le difficoltà del caso.

Cosa è accaduto per contribuire a questo ennesimo disastro di una Isernia ridotta allo sbando?

La politica degli ultimi anni e la mancanza di oculatezza avuta nell’affrontare la problematica cimiteriale, costringe i cittadini ad emigrare anche per seppellire i propri morti.

La cosa strana è che visitando i corridoi del nuovo cimitero, nelle cappelle ci sono la maggioranza dei posti inutilizzati, vuoti.

Vale a dire che la vendita dei loculi disponibili è stata realizzata senza tener conto dei bisogni della popolazione. Mentre in altre realtà comunali come il capoluogo di regione, i loculi, vengono assegnati e venduti dal comune in base all’età dei coniugi e massimo in due posti, qui ad Isernia, tali loculi sono stati ceduti a intere famiglie, moglie, figli e addirittura nipoti neonati, generando il disastro di cui accennavo.

Se l’assegnazione non viene realizzata con criterio e la gestione diretta non viene effettuata dall’amministrazione comunale, il problema rimarrà tale, anche realizzando i previsti prossimi 2.000 posti in via di costruzione.

Al disastro descritto si aggiunge un’interesse economico scandaloso. Nel corso degli ultimi anni, alcuni cittadini che avevano disponibilità economiche hanno acquistato posti ad un costo relativamente basso e nell’emergenza, li hanno rivenduti speculando con diverse miglia di euro in più di guadagno, rispetto al prezzo originario, fortunatamente, problema oramai debellato, con un divieto di cessione.

Ma, la problematica resta, il calvario dei familiari che perdono un proprio caro è indecente, inqualificabile in una città in cui la popolazione è sempre più anziana ed è costretta quotidianamente alla ricerca di un loculo.

Se aggiungiamo il rischio sismico della città in zona rossa e le passate, non troppo lontane perdite di vite umane registrate nel 1805 nel terremoto di Sant’Anna con circa 1.000 vittime, possiamo solo fare gli scongiuri e affidarci alla sorte, tanto fino ad oggi il buon senso non è prevalso. Attendiamo i nuovi amministratori, augurandoci che possano esser più oculati dei precedenti su questa problematica.