Una prima autorevole tesi circa la mancata raffigurazione di Santa Daria, Martire venafrana del 303 d.C. assieme al marito Nicandro ed al cognato Marciano per aver affermato con forza la propria fede cristiana ai tempi dell’Imperatore Diocleziano, nella splendida tavola pittorica del ‘600 a firma dell’olandese Hendricks situata al centro dell’imponente altare ligneo della Basilica di San Nicandro a Venafro. L’assenza dalla pala della figura dell’eroina e martire ha da sempre “toccato” i venafrani, dal che l’iniziativa di questa testata di cercare di risolvere il dilemma, fornendo spiegazioni plausibili seppure non ufficiali. Ed ecco la prima tesi, avanzata dal critico ed esperto d’arte Pietro Campellone, dermatologo per professione : “Nel XVI e XVII sec. -spiega il nostro- Napoli fu centro di ispirazione e fervore per molti artisti italiani e stranieri, ma la scena fu prevalentemente dominata da francesi e fiamminghi sia belgi che olandesi. Fu appunto un artista olandese Dirk Hendrincks, stabilitosi a Napoli dal 1570, ad aver avuto il genio e la sensibilità di dipingere su tavola i martiri Nicandro e Marciano. Nell’opera, pur di pregevole qualità pittorica, non è presente S. Daria, moglie di S. Nicandro, e tale assenza è stata sempre un interrogativo da parte dei venafrani”. Il critico d’arte entra quindi nel merito del discorso : “La spiegazione -prosegue Campellone- sta nel fatto che Nicandro e Marciano, valorosi soldati romani in azione a Venafro, furono uccisi sotto Diocleziano il 17 giugno 303 per non aver voluto rinnegare la fede cristiana. La figura di S. Daria invece trova riscontro soprattutto nella leggenda popolare che ammette, sì è vero, il supplizio e la morte di S. Daria ma successivamente a quella di S. Nicandro e S. Marciano e non trova riscontro nel Martirologio Romano. Era questo un libro liturgico approvato da Papa Gregorio VIII nel 1584, che elencava coloro che morirono a causa del mancato rinnegamento della fede cristiana. Non essendo quindi S. Daria inserita in tale libro Dirk Hendricks, avendo eseguito l’opera verosimilmente dopo il 1584 ossia dopo la stesura del predetto Martirologio Romano, ritenne di non inserirla nel dipinto. Questo comunque nulla toglie a S. Daria, del cui martirio il sottoscritto alla pari dei venafrani è certamente convinto !”.

Tonino Atella