«Il giudice Enzo di Giacomo resta il nostro candidato alla carica di governatore della Regione Molise, su questo siamo tutti d’accordo». I sostenitori  del magistrato i cosiddetti “Cespugli”lo hanno affermato e ribadito in un incontro voluto dal leader regionale dei Popolari per l’Italia Vincenzo Niro, in seguito al comunicato del ritiro della candidatura alla presidenza per il centro destra del giudice Vincenzo Di Giacomo.
Una mossa che ha il sapore più di un’ottima trovata promozionale per Di Giacomo che una vera intezione di chiudere con la candidatura. Se così fosse, lo stratega che ha inventato questa trovata meriterebbe un premio.

Anche perché nessuno ha voglia di rompere con il resto della coalizione di centrodestra e di finire all’angolo, soprattutto se i risultati delle Politiche del 4 marzo saranno particolarmente lusinghieri.

«Noi continueremo ad essere leali», il ragionamento di uno dei rappresentanti politici presente al tavolo. E poi ci sono alcune condizioni che potrebbero aprire nuovi scenari e cambiare gli equilibri: la lettera che Enzo Pontarelli, uno degli esponenti di spicco del centrodestra molisano, ha inviato al leader di Forza Italia Silvio Berlusconi.

La missiva è tra le righe un lapalissiano atto di accusa contro Michele Iorio, l’ex governatore che avrebbe ostacolato la candidatura di Di Giacomo, forse perchè non giunta direttamente da lui, ma dai partiti minori?

Pontarelli esprime «rammarico per l’occasione persa, un’occasione che il centrodestra molisano ha forse voluto perdere e ha fatto perdere ai molisani. Boicottare la candidatura del giudice è stato un atto di terrorismo psicologico e chi ne è l’artefice (il vecchio Arsenio Lupin della politica) deve anche assumersene le responsabilità nei confronti dei cittadini.
Come sempre il Molise – si legge in uno dei passaggi della lettera – è vittima di acrobati politici, di miracolati, che solo la vecchia politica è in grado di resuscitare. 
In attesa che da Roma qualcuno ‘batta un colpo’ e faccia sentire la sua autorevole voce, centristi e movimenti civici continueranno il confronto. Oggi è in agenda un’altra riunione. Poi espliciteranno la loro posizione in un’apposita conferenza stampa.
Intanto c’è chi ha già le idee chiare ed esprime una posizione netta e autonoma. Lo fa Giovancarmine Mancini di Alleanza per il futuro che pur riconoscendo che «il gruppo è coeso», al tempo stesso prende le distanze da «un centrodestra di paglia, quello che fa finta di fare opposizione in Consiglio regionale a Frattura e quello che addirittura è nella maggioranza di Frattura». Due bordate a Michele Iorio e Aldo Patriciello.
«Va benissimo se c’è un centrodestra leale ma – aggiunge al vetriolo – i giochini da Prima Repubblica non mi appartengono».

Intanto Patriciello risponde: “Sulla candidatura di Di Giacomo non mi sono mai opposto, ma questo è il momento di vincere le elezioni politiche, poi vedremo:”

Si confida in un ripensamento del Giudice, a molti questa mossa delle dimissioni, pur clamorosa, potrebbe celare, in un momento in cui la discussione è ancora accesa e la quadra nel centro destra per il candidato Presidente non  è definita, propiro l’occasione di lavorare per una unità di intenti che converga proprio sull’onesto e preparato Giudice Di Giacomo. 

Pur se con l’amaro in bocca, ed ingoiando un rospo indigesto, Iorio dovrà decidere su un candidato presidente da appoggiare, dato che lui non potrà esserlo per la Legge Severino e la recente condanna in secondo grado. Dovrà pur dare il suo contributo nella direzione della scelta di un sostituto e la probabilità che sia proprio Iorio dopo le elezioni a tenere a battesimo l’investitura  del Giudice Di Giacomo è alta.

Per il momento, in antitesi con quelle che sono le priorità elettorali del momento si tiene alta l’attenzione su Di Giacomo l’unico papabile per il centro destra alla massima poltrona regionale, sconfessando con una comunicazione estremamente a suo favore, la convinzione che quando si parla di un candidato in tempi lontani e non sospetti dalle elezioni, lo si vuole bruciare.