di Pietro Tonti

Schiacciante vittoria alle comunali di Campobasso del M5S, Roberto Gravina eletto sindaco con un plebiscitario 69,7% dei voti contro la corazzata di centro destra composta da F.I., dai Popolari per l’Italia, dalla Lega, da Fratelli D’Italia e dalla lista del presidente Toma “E Ora”, che con Maria Domenica D’Alessandro ha ottenuto uno scarno 30,93%. Un più 38,77% per Gravina, un dato che merita profonde riflessioni nella politica campobassana. Per cercare di dare una spiegazione a questa debacle del centro destra bisogna tornare alla formazione delle liste e al risultato del primo turno.

Come ben sappiamo 11 consiglieri, di cui 3 componenti della Giunta, sono confluiti dal PD nelle fila del centrodestra. Tutti si aspettavano una sconfitta clamorosa della sinistra al primo turno, con numeri di voti in percentuali scadenti su Battista, ma non è stato così.

Il sindaco uscente con i suoi sostenitori ha portato a casa una percentuale di consensi considerevoli al primo turno, un 25,85% di voti che al ballottaggio si sono riversati integralmente su Gravina. Oltre per la punizione inflitta ai transfughi del PD anche per l’incompatibilità con i principi della Lega di Salvini avversi alla sinistra.

L’invito scaturito dalla riunione regionale del PD pre ballottaggio aveva sentenziato già prematuramente una sconfitta per la D’Alessandro.

Sarebbero bastati solo la metà dei voti della sinistra al primo turno per sentenziare la vittoria di Gravina al ballottaggio, ma è stato peggio di quello che si poteva immaginare.

Oltre ai voti del PD sui pentastellati si sono riversati presumibilmente anche i voti di “Io Amo Campobasso” di Paola Liberanome quel 4,66% di consensi al primo turno.

Sicuramente sono confluiti su Gravina i voti di molti cittadini che al primo turno hanno retto le fila di diversi consiglieri di centro destra non eletti che hanno dato facoltà ai loro elettori di scegliere al ballottaggio il sindaco che ritenevano più valido.

Ed ecco che la lotta tra i due sindaci candidati si è fatta impari. Tra schermaglie al secondo turno, mancati confronti nelle emittenti private, snobbate dalla D’Alessandro che ha desertato tutti gli inviti al confronto all’americana per poi concedersi a mamma Rai; non sono passati inosservati ai cittadini, pervasi da un senso di insoddisfazione e lontananza che a Campobasso già si avvertiva contro la D’Alessandro. Gravina si è rafforzato grazie alla sua esperienza di ben cinque anni come consigliere di minoranza con il sindaco Battista e predisposto sagacemente a ogni confronto con i cittadini.

Altro nervo scoperto la mancanza di dialogo tra le diverse anime del centro destra che ora dovranno fare un mea culpa per ricostruire un vaso oramai rotto, raccogliendo i cocci e pensando al futuro di Campobasso con rassegnazione.