Campobasso, 1° giugno 2019 – «Il 2 giugno 1946, le donne e gli uomini italiani, per la prima volta attraverso lo strumento del referendum a suffragio universale, furono chiamati a scegliere la forma di governo per l’Italia: monarchia o repubblica.

Fu uno spoglio complicato e ci vollero diversi giorni per ufficializzare l’esito della votazione. Prevalse la repubblica.

Oggi, dunque, festeggiamo il compleanno della Repubblica italiana, che compie settantatre anni. Uno Stato ancora giovane rispetto alle democrazie di altri Paesi e che necessita, pertanto, di azioni di consolidamento, di momenti di riflessione, come quello che celebriamo il 2 giugno, al netto di retorica evocativa e di facili suggestioni.

La scelta di far ricorso allo strumento del referendum per la futura forma di governo fu un’attestazione di grande democrazia. Va ricordato, infatti, che il 2 giugno 1946 si votò per il referendum e per l’elezione dei rappresentanti dell’Assemblea costituente.

La circostanza di aver affidato agli italiani la prerogativa di scegliere la forma di governo per il Paese può considerarsi, a giusta ragione, il primo atto attraverso il quale il popolo esercitò la piena sovranità.

Da quel referendum, ma anche dalla Liberazione, nacquero la Repubblica e, a seguire, l’Assemblea costituente e la Costituzione.

La nostra Costituzione, all’articolo 1, recita così: “L’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

Già, la sovranità popolare, un bene impagabile in forza del quale la legittimità della potestà politica risiede nel popolo, senza distinzione di sesso, razza, lingua, fede religiosa e credo politico. Un bene che presiede ad ogni nostra azione quotidiana, che ci avvolge nelle sue diverse declinazioni democratiche, di cui, forse, non avvertiamo nemmeno più la presenza per come ha permeato il tessuto sociale del Paese. Oggi pensiamo alla sovranità popolare come a qualcosa di scontato, di connaturato all’essenza stessa del cittadino.  Ma non è così.

Ci fu un tempo, nella storia del nostro Paese, in cui la sovranità non appartenne al popolo. Nemmeno il Risorgimento e l’Unità d’Italia, attraverso lo Statuto albertino, riuscirono a garantirla interamente.

La convivenza civile, il rispetto della dignità umana, la parità di fronte alla legge, le libertà di opinione, di stampa, di associazione, di religione, i diritti all’istruzione, alla salute, alla giustizia, la tutela del lavoro e dei lavoratori sono principi edificati dall’Italia repubblicana.

Non dimentichiamolo!  È questo che festeggiamo il 2 giugno di ogni anno.

Ma in tale data non dobbiamo essere solo celebrativi. Penso che ognuno di noi, in questo giorno solenne, debba fare un’attenta riflessione su cosa rappresentino, per i cittadini italiani, per i cittadini molisani, la Repubblica e la Costituzione: sono un grande “forziere” democratico, un patrimonio inestimabile di valori che dobbiamo onorare con le nostre azioni quotidiane, tenendo bene a mente che non si possono pretendere i diritti senza adempiere ai doveri.

Una raccomandazione particolare ai giovani, agli studenti: leggete e rileggete le pagine della Costituzione, traete da esse le motivazioni forti per il vostro presente e per il vostro futuro, cantate l’Inno di Mameli-Novaro, emozionatevi al cospetto della bandiera tricolore.

Sono convinto che in ogni angolo del Paese, in ciascun individuo, in ogni singola azione ci sia un pezzo dello Stato.  Ognuno di noi è lo Stato: se avremo la capacità di comprendere questo semplice concetto, penso che la vita della nostra amata Repubblica non possa altro che migliorare».

Il messaggio del presidente della Regione Molise in occasione del 73° anniversario della nascita della Repubblica.