“FARE RETE CONTRO LO SPRECO”. Concluso il ciclo di incontri a Larino, Isernia e Campobasso del Presidente di Trentino Solidale Giorgio Casagrande, che ha promosso tra le Associazioni di Volontariato del Molise il progetto “Perché il cibo non finisca nei cassonetti”.

7.000 kg di cibo raccolti ogni giorno, più di 250 punti di raccolta, 26 posti di distribuzione, 17 automezzi, più di 200 volontari, anche in situazione di difficoltà, 2.000 tonnellate annue di cibo “salvate”, 2.300.000 euro risparmiati, con importanti ricadute non solo nel sociale, ma anche sull’impatto ambientale. Sono questi i numeri ed i risultati del progetto “Perché il cibo non finisca nei cassonetti” promosso dall’Associazione Trentino Solidale.

Una buona pratica illustrata in Molise dal Presidente dell’Associazione stessa, Giorgio Casagranda (anche Presidente del CSV di Trento), che per tre giorni ha incontrato le associazioni di Volontariato della nostra regione, in un ciclo di incontri promossi dal CSV Molise a Larino (10 marzo) Isernia (11 marzo) e Campobasso (12 marzo), con il dichiarato obiettivo di “Fare rete: insieme contro lo spreco”.

Progetto presentato con successo lo scorso 17 settembre anche all’EXPO di Milano, nel corso di un incontro promosso da CSVnet, per valorizzare le risorse già in campo al fine di “generare” nuove risposte a bisogni diffusi ed eterogenei, come possono essere quelli legati alla povertà, dai quali non è esente il Molise.

“Iniziato circa sei anni fa, il progetto di Trentino Solidale nel tempo è cresciuto in maniera esponenziale – ha raccontato il Presidente Casagranda – Partito grazie ad un piccolo gruppo di circa 5-6 volontari che, a turno, e con un mezzo a prestito, andavano al mattino in alcuni supermercati di Trento a raccogliere il cibo in scadenza, più o meno 150-200 kg, per poi distribuirlo alla sera andando a suonare porta a porta a casa delle famiglie bisognose intercettate in modo informale da associazioni e singoli cittadini”.

Oggi i volontari impegnati sul progetto “Perché il cibo non finisca nei cassonetti”sono più di 200. La quantità di cibo raccolto, in costante aumento, è di circa 7.000 kg al giorno. La raccolta e la distribuzione avvengono con 17 automezzi di proprietà. 6 sono i giorni alla settimana, durante tutto l’anno, in cui si effettua il servizio. Più di 250 sono i punti di raccolta coinvolti tra la grande e piccola distribuzione, dal supermercato alla piccola bottega di paese. 26 sono i punti di distribuzione su tutto il territorio provinciale e anche fuori provincia, in Alto Adige, arrivando fino al confine.

Una vera e propria rete che vede impegnate numerose associazioni, circoli pensionati, gruppi alpini, ricoveri per i senza fissa dimora e gruppi di cittadini autorganizzati che a loro volta distribuiscono il cibo alle persone che ne hanno bisogno. Una macchina operativa, costituita da persone che operano – ha sottolineato il Presidente del CSV di Trento – a titolo totalmente gratuito, e che funziona grazie ad una attenta programmazione – tenuto conto che raccolta e distribuzione devono essere fatte al massimo nel giro di 5/6 ore. Con importanti ricadute non solo lungo il solco della lotta allo spreco alimentare, ma anche nel settore economico ed ambientale.

“Se volessimo provare a dare una quantificazione economica dell’impatto del nostro lavoro, abbiamo stimato, con documentazione alla mano, di aver evitato che venissero buttati nel cassonetto più 2.300.000 euro, che a costo di vendita sarebbero circa 5.000.000 di euro, per un totale di 2.000 tonnellate di cibo raccolto, con importanti ricadute anche sull’impatto ambientale: 2000 tonnellate di cibo l’anno non finiscono nei cassonetti con tutti gli oneri di smaltimento e di inquinamento che ne deriverebbero. Inoltre, siamo attualmente impegnati nella sperimentazione della raccolta e distribuzione a chilometro zero per ridurre fortemente la spesa in trasporti e carburante; un nuovo modello che vede allargarsi la rete di collaborazione con un coinvolgimento più ampio delle associazioni locali e quindi con una crescita anche a livello di piccole comunità territoriali”.

Non da ultimo, gli ulteriori risvolti di questa avventura su altri tipi di fragilità: non solo quelle di coloro che hanno difficoltà a mettere in tavola qualcosa a pranzo e a cena. Ma anche di quei volontari per i quali l’esperienza a Trentino Solidale ha rappresentato un’opportunità di riscatto e di impegno sociale, grazie alla convenzione con il tribunale di Trento, concretizzando la possibilità, prevista per legge, per chi deve scontare una pena, di farlo tramite lavori socialmente utili presso una associazione locale.

“Nel corso dei tre anni, sono più di 250 le persone che in questo modo hanno fatto volontariato da noi aiutandoci nella raccolta e distribuzione del cibo e scoprendo l’esistenza di uno stile di vita diverso, attento ai temi della lotta allo spreco e della sostenibilità ambientale – ha concluso Giorgio Casagranda –. Ma ci sono anche gli studenti, sia quelli inviati dalle scuole perché sospesi dalle lezioni o per degli stages, sia quelli che decidono di impiegare l’estate a darci una mano e magari vedersi riconosciuti i crediti formativi”.

Un percorso virtuoso reso possibile grazie alla legge del “Buon Samaritano” (L. 155/2003) che nella sua semplicità e brevità – bypassando tutte le norme fortemente restrittive in materia di distribuzione di cibo – consente alle ONLUS (come ad esempio tutte le associazioni di volontariato iscritte nel registro regionale) di impegnarsi nella raccolta e distribuzione di materiali alimentari altrimenti destinati alla distruzione, con l’unico obbligo di distribuirli gratuitamente ai bisognosi, venendo considerate come consumatori finali.

“Riteniamo fondamentale questo innovativo progetto di lotta allo spreco, perché concretamente capace di combattere la povertà, nel rispetto dell’ambiente, ma anche perché strumento idoneo a costruire una rete tra le associazioni di tutto il territorio regionale che sentano l’esigenza di impegnarsi in risposta a bisogni particolarmente diffusi nell’attuale momento di crisi, ma destinata a diventare stabile modo per affrontare le esigenze di più ampia portata”, ha affermato il Presidente del Centro di Servizio per il Volontariato del Molise, Bianca Maria Fuso Biondi.

“Il CSV Molise intende porsi come collettore di quelle iniziative che le Associazioni del nostro territorio intenderanno approntare sulla scorta delle buone prassi messe in campo con successo dall’Associazione Trentino Solidale e dal Centro di Servizio di Trento e nell’ottica di una cultura che si va radicando, in Italia ed in Europa, in risposta ai guasti del consumismo”.