Di Giacomo su carenza medici: “investire sul proprio futuro riservando una piccola parte del bilancio regionale al finanziamento di borse di specializzazione per i nostri giovani laureati in medicina”.

Mancano medici in Italia il numero chiuso nelle università per medicina negli ultimi decenni, hanno indebolito il settore sanitario, ed ora c’è carenza di medici in tutti gli ospedali italiani. Il Molise come sempre è ancora più penalizzato da questa carenza emergenza sanitaria, in quanto tutti i professionisti della sanità preferiscono i grandi ospedali metropolitani per acquisire esperienza con la speranza spesso non tradita, di divenire eccellenze nel proprio segmento sanitario.

Ad intervenire con una esternazione condivisibile su un fattore importante per la professione medica e le borse di studio universitarie è l’Ex assessore alla Sanità del Molise Ulisse Di Giacomo.

Quest’ anno in Italia, a fronte di circa 22.000 richieste di ammissione alle scuole di specializzazione mediche, saranno disponibili solo 9.000 borse di studio. Afferma Di Giacomo. Considerando la carenza attuale di medici specialisti e la necessità di formare circa 25.000 specialisti nel prossimo triennio se non si vuole chiudere definitivamente il sistema sanitario, il problema si evidenzia in tutta la sua drammaticità. La soluzione consiste nel raddoppiare (se non triplicare) – continua l’ex assessor – il numero delle borse di studio, per affrontare in emergenza questa situazione. Di fronte alle difficoltà da parte del Governo, cosa fare, invece che piangersi addosso ed elemosinare i medici dalle altre regioni pagandoli 700 ore a turno, soprattutto nelle regioni dove il problema è una vera emergenza come il Molise? Semplice, cambiare rotta e invece di spendere i soldi dei cittadini in cose inutili investire sul proprio futuro riservando una piccola parte del bilancio regionale al finanziamento di borse di specializzazione per i nostri giovani laureati. La Regione Lombardia per il 2019 ha stanziato 10 milioni di euro per 80 borse di studio, suddivise per le specializzazioni più richieste dagli ospedali e impegnando i destinatari a lavorare per i primi tre anni nella propria regione. Ecco, -conclude Di Giacomo – non dico 10, ma forse 5 milioni all’ anno si potrebbero trovare per cercare di risolvere il nostro problema…