Regalare miliardi di fondi pubblici ai capitalisti alla fine della giostra non ha mai portato nulla per le masse operaie, ma ha solo arricchito i padroni. Pur con le nostre modestissime forze sin da quando iniziò la crisi dell’ITTIERRE cercammo di mettere in guardia da quelle illusorie prospettive, che si affidavano al terno al lotto dei nuovi capitalisti acquirenti.

Il sistema capitalistico, “il mercato”, ormai è in fase di crisi irreversibile, non è in più grado in generale di offrire alcun futuro per sue leggi intrinseche: incapacità di smercio per l’impoverimento di massa che esso stesso genera, ruberie dei padroni sulle pelle degli operai ed altre cause che richiederebbero ulteriore argomentazione.

Del resto quando avvengono tali operazioni di passaggio tra un padrone e un altro, spesso è perché un capitalista del settore vuole semplicemente eliminare un’azienda concorrente dal mercato.

Né è una novità che i capitalisti anche nostrani, con i loro sistematici “fallimenti” quinquennali hanno fruito e fruiscono di ingenti fondi pubblici, mentre predicano il liberismo più selvaggio contro i diritti degli operai, privatizzano i profitti socializzando le perdite, arricchendo solo loro stessi mentre svuotano l’azienda sino al suo definitivo smantellamento. Tutto con la complicità dei loro governi nazionali e regionali, e in assenza di un sindacato di classe, cioè indipendente dalle logiche dei padroni.

Quando si tenta di azzittire un giornalista attraverso il “fascismo giudiziario” per insabbiare un’inchiesta di bancarotta fraudolenta, il cerchio si chiude: padroni del capitale, loro politici governanti, carattere di classe delle procure giudiziarie. Sistema del capitale e stato borghese, come vedete non sono concetti astratti, ma mostri che generano questo disastro sociale; salvo a sguinzagliare rozzi politicanti per dirottare la rabbia sociale nella guerra tra poveri, diffondendo idiozie xenofobe.

Se da un lato la difesa attuale dei posti di lavoro non può attendere i tempi del superamento del sistema capitalistico, dall’altro rimane che l’unica soluzione concreta in tali casi disperati è solo un provvedimento anticapitalista immediato: nel caso dell’ ex ITTIERRE, come in tutta Italia per le grandi aziende in crisi che licenziano, proponemmo la nazionalizzazione senza indennizzo sotto il controllo delle maestranze.

Cioè una proprietà pubblica dell’azienda da acquisire a costo zero, senza pagare alcun indennizzo ai grandi azionisti, essendo la sua proprietà costruita dai lavoratori nel tempo nonostante gli imbrogli che i padroni facevano alle loro spalle, e tanto più a fronte di tutti i fondi pubblici fruiti da tali gruppi privati.

Per una gestione, una volta nazionalizzata l’azienda, posta sotto il controllo delle maestranze, con l’apertura dei libri contabili e con l’elaborazione di un piano industriale liberato dalle logiche depredatorie dei vari capitalisti in concorrenza tra loro sulla pelle dei lavoratori.

Questa rimane l’unica reale possibilità per fermare il processo di smantellamento delle aziende in crisi che licenziano, e per questo la riproponiamo anche di fronte agli annunciati licenziamenti dell’OTI così come l’avevamo proposta per l’ex ITTIERRE.

Rimane ovvio che nel frattempo occorrerà comunque sostenere una piattaforma atta ad assicurare ai lavoratori gli ammortizzatori sociali sino al reimpiego, poiché è inesatto quanto affermato nel convegno di Isernia “Creare Futuro” secondo cui sarebbero finiti a giugno tutti gli ammortizzatori. La lotta immediata per gli ammortizzatori sociali, per difendere il posto di lavoro, non può però rimanere slegata dalla prospettiva di un governo regionale e centrale dei lavoratori, unico in grado di adottare questi provvedimenti anticapitalisti e di aprire una breccia per riorganizzare la società su nuove basi economiche democraticamente pianificate, dove il lavoro e la dignità delle persone non siano più in balia delle varie bande capitaliste.

21/05/2017 Il Coordinatore Regionale Tiziano Di Clemente