Per gli esperti bisognerà fare i conti con i rischi economici e sociali derivanti dalla chiusura dell’Italia
Fine aprile, metà maggio o dopo l’estate: sono queste le possibili date per la riapertura del nostro Paese dopo l’emergenza coronavirus. L’epidemia, per gli esperti consultati dal Corriere della Sera, non finirà in quei giorni ma bisognerà mettere sul piatto della bilancia i rischi e i benefici dell’isolamento.
Coronavirus, le date di aprile e maggio
Il contagio zero, a detta del biochimico Enrico Bucci, “non si avrà prima di metà maggio”. Tra i motivi per cui si dovrebbe aspettare, per Bucci, è che “a metà aprile si saprà qualcosa dai test sul farmaco Remdesivir. Ed entro il 10 maggio ci sono altri esami utili”.
“Aspettare un mese o sei cambia poco per il virus”, ha aggiunto l’esperto. “Anche se arrivasse a zero potrebbe riprendere”.
Quello che conta, quindi, sono i vaccini e se non dovessero funzionare bisognerà riaprire ugualmente: Bisogna capire se le vittime e i danni futuri del virus sarebbero davvero superiori a quelli economici e sociali”.
Coronavirus, possibile riapertura per gradi
Sulla riapertura pesa anche la pressione sugli ospedali: “Se riesplodesse il virus ora sarebbe tremendo”, è quanto ha ammesso Vittorio Demicheli, direttore sanitario dell’ATS Milano.
Per Demicheli la soluzione è “procedere per gradi. La fase due dovrebbe prevedere lo stop a tempo di eventi e luoghi di massa”, mentre “una parte delle attività potrebbe ricominciare” usando “mascherine come se piovesse”.
Coronavirus, l’ipotesi dei test a tappeto
La decisione del governo sarà presa in base a modelli matematici e al parere degli scienziati. Come spiega al Corriere della Sera Giorgio Palù, consulente della Regione Veneto, “è bene” però “che virologi, o sedicenti tali, non pensino di fare il lavoro di Conte”.
Per Palù sono necessari test sierologici a tappeto in tutta Italia, come ha iniziato a fare la Regione Veneto: “Non lo so perché non si fanno altrove. Ogni Regione fa quello che vuole, così non va”. Fonte (Virgilio)