di Pietro Tonti

Siamo usciti dall’estate e si dimentica il turismo, non se ne parla più dalla fine di agosto. Oramai archiviata una parentesi che poteva far sperare in un rilancio inatteso della visitazione dei nostri borghi, ma è stato un fuoco di paglia, soprattutto nelle aree interne vuote come al solito, abbandonate a se stesse con solo gli anziani a custodire quella presenza vitale.

Fra un decennio non resterà più nessuno a tenere vivi i piccoli borghi per gli undici mesi l’anno, escludendo il mese agostano dove qualcuno dal nord o dall’estero ritornerà per riaprire quelle case ereditate e non vissute se non si interviene almeno per sostenere le piccole attività esistenti.

Desolazione e spopolamento inarrestabile, questa è la dura realtà. Vi invitiamo in questi giorni ad un tour nei comuni altomolisani, partendo da Isernia per giungere attraverso Roccasicura, Carovilli, e Vastogirardi a San Pietro Avellana, per poi attraverso la   statale per Castel Di Sangro, ritornare al capoluogo pentro.

Un viaggetto da fare di pomeriggio, quando il sole sta per tramontare. Fermarsi ad osservare la vita nei singoli paesi, il bar in tante realtà è l’unica testimonianza di una certa eufemistica vivacità, oltre all’agenzia immancabile di pompe funebri, l’unica che riesce a fare business considerevoli nei singoli comuni attraversati, sempre pronta, in attesa della dipartita costante degli anziani.

La solitudine si ammazza nel bar con il tressette, la spesa al piccolo negozio di alimentari, poi la tv di sera e il sonno, per poi riprendere la giornata con la coltivazione del proprio orticello.

Più si avvicina l’inverno, più si sente vivida la solitudine e la depressione di comuni in cui la vita è perennemente dettata da una lenta agonia.

Non si può aspettare il mese di agosto per riempire i nostri comuni isolati,  illudendo i pochi giovani rimasti che si può sostenere un’economia dell’ospitalità basandosi su massimo 30 giorni su 365: è pura follia.

Tra fisco, mancati incassi e pochi clienti, anche bar e alimentari nelle aree interne sono in procinto di chiudere. Si dovrebbe intervenire con misure veloci per garantire ai possessori di P.iva in questi comuni di non pagare tasse. Qui i negozi sono dei veri e propri servizi civici alla popolazione, senza i quali anche gli anziani saranno costretti ad essere trasferiti in RSA per contribuire, anticipando i tempi, alla totale desertificazione dei nostri piccoli borghi.

Vi sono leggi in tal senso, ma ancora è lenta l’applicazione. Il covid anche in questo caso ha accelerato il processo di chiusura di molte di queste attività lasciate a se stesse con debiti e nessuna possibilità di fare il minimo guadagno che permetta agli esercenti di giustificare la loro presenza in luoghi semi disabitati.

Diamo la possibilità di sopravvivere, le istituzioni intervengano, almeno per salvare le attività esistenti che ancora resistono.