L’emergenza occupazione al Sud è un vero e proprio dramma. Il premier Renzi ci racconta di posti di lavoro che spuntano come funghi. Istat, Inps e Ministero del Lavoro dipingono un quadro più che roseo del mercato del lavoro. Ci saranno anche dei miglioramenti, ma resta il fatto che la disoccupazione giovanile rimane al 39,9%. Non spetta a noi analizzare i dati e spiegare il come ed il perchè si registra un miglioramento degli occupati.
A noi interessa il dramma che ha colpito per l’ennesima volta una famiglia italiana che ha perso un figlio a causa della mancanza di lavoro e di prospettive per il futuro. Un giovane campobassano di 36 anni, nella notte tra sabato e domenica, si è tolto la vita. Sembra che il giovane ultimamente soffrisse di depressione, forse dovuta a situazioni di disagio sociale per lo più legate alla mancanza di lavoro. Il dramma della disoccupazione e della disperazione colpisce ancora una volta. Come nelle sequenze di un film dell’orrore, si ripete con una cadenza spaventosa.
Si poteva e si doveva fare qualcosa di più. Un giovane non puo’ morire nell’indifferenza più assoluta, una vita affossata dal dramma della disoccupazione, che porta dentro una disperazione senza scampo, che distrugge ogni resistenza di chi prova a reagire, che sbatte contro un muro che si chiama Stato, che impietosamente non riesce a garantire a tutti i suoi cittadini un tetto sotto cui dormire ed un reddito con cui vivere dignitosamente. Dall’inizio dell’anno le vittime suicide della crisi, della disoccupazione, sono tante. Numeri spaventosi che devono fare riflettere.
Di fronte a tali tragedie, ci domandiamo se tutto questo era evitabile, se si poteva intervenire prima e chi avrebbe dovuto farlo. Qualcuno commenterà che questi comportamenti non risolvono niente, forse è vero, e le Istituzioni diranno che erano pronte ad aiutare, ma lo diranno quando tutto ormai si è consumato. Non c’è bisogno di ulteriori dati per capire che il problema rappresenta la vera priorità per lo Stato italiano e per il governo regionale, una piaga che mese dopo mese accresce di dimensioni e di pericolosità sociale.
La famiglia rimane uno degli ammortizzatori sociali fondamentali soprattutto per i giovani che hanno perso il lavoro o sono in attesa di trovarlo, e in particolare per i figli che vivono nella famiglia di origine, spesso impegnati in lavori temporanei e con bassi profili professionali all’inizio della loro carriera lavorativa che rappresentano il gruppo più colpito dal calo dell’occupazione. La minore entità dei guadagni dei figli rispetto a quelli dei genitori ha determinato una riduzione del reddito familiare relativamente più contenuta. D’altra parte, la perdita di occupazione dei figli è stata più frequente nelle famiglie con almeno due redditi.
La disoccupazione, uno dei mali più terribili che possono capitare, ne viene di conseguenza che una delle prime e più urgenti preoccupazioni di una società ben ordinata deve essere quella di procurare a tutti un lavoro. L’eliminazione della disoccupazione dovrebbe essere perseguita con tutte le forze senza darsi pace, finché anche l’ultimo disoccupato venga strappato alla sua triste situazione. La società ha certamente questa possibilità, e invece da noi, in Italia, nella civilissima Europa, i disoccupati si contano a milioni.
Ricordiamo per l’ennesima volta che la nostra regione è priva di un assessore al lavoro e che le misure prese dall’assessore uscente non hanno dato i frutti sperati. Il programma ‘Garanzia Giovani’, tra luci ed ombre, ha dato qualche esito positivo, ma non basta. C’è tanto da fare e da programmare, ci sono ancora tante vertenze aperte.
E’ inutile che il governatore dica che del lavoro si sta occupando il nuovo assessore alle attività produttive: questo non rientra nelle sue competenze. Ci vuole un nuovo assessore senza perdere altro tempo, siamo stufi di ripeterlo, ma Frattura fa orecchie da mercante. Questa regione senza lavoro è destinata a chiudere.
“La disoccupazione è una cosa per il disoccupato e un’altra per l’occupato. Per il disoccupato è come una malattia da cui deve guarire al più presto, se no muore; per l’occupato è una malattia che gira e lui deve stare attento a non prenderla se non vuole ammalarsi anche lui.” -Alberto Moravia-
C.C.