Al termine olocausto, che presuppone un sacrificio motivato, ho sempre preferito quello di shoah, parola ebraica che vuol dire genocidio, sterminio, ossia la metodica distruzione di un popolo o di un gruppo etnico, perché non c’è nulla di logico e giustificabile in quello che è successo. La data odierna vuole ricordare una ferita ancora aperta: milioni di persone sterminate nei campi di concentramento, in cui ebrei, rom, oppositori politici e diversamente abili sono stati sottoposti a un trattamento disumano.

Le immagini, giunte fino a noi, ricordano che il genere umano, quando si fa sopraffare dalla voglia di conquista e di potere, può commettere atti inimmaginabili per violenza e malvagità. Con il trascorrere degli anni sono sempre meno i testimoni che hanno vissuto in prima persona questa tragedia, motivo per cui oggi più che mai è importante la memoria collettiva da tramandare alle generazioni future. I germi dell’estremismo, del razzismo e dell’antisemitismo sono difficili da debellare e si celano, in modo subdolo, dietro ai nostri comportamenti quotidiani. Per combatterli è indispensabile riscoprire in forma collettiva i valori dell’altruismo, della solidarietà e del sostegno ai più deboli.

Nella Giornata della Memoria, che si celebra oggi, non basta guardare al passato, è indispensabile vivere il presente in modo critico e riflessivo. Sono vicina a tutte le famiglie che hanno subito questi orrori e ai corregionali internati nelle fabbriche della morte.

Campobasso, 27.01.2020

Filomena Calenda