La denuncia dei pescasportivi: “Gli argini del fiume San Bartolomeo a Venafro illegittimamente sbarrati ed occupati  da privati, a scapito della pesca sportiva e di libere passeggiate”.

 

Una dura denuncia arriva dai pescasportivi di Venafro e regioni limitrofe, relativamente allo stato dei primi metri di corso del fiume San Bartolomeo, che nasce nel cuore della città, bagna le ricche terre e gli orti venafrani prima d’inoltrarsi nella pianura per andare ad affluire a sud nel fiume Volturno. “La nostra passione per la pesca sportiva -affermano quanti arrivano da fuori regione a Venafro per fruire di tali acque fluviali- ci porta a raggiungere ben volentieri il Molise e Venafro in particolare per praticare quanto più ci aggrada, appunto la pesca sportiva. Il problema però è che da qualche tempo questo non è più possibile, in quanto tanti privati hanno ostruito e sbarrato con legno, ferro ed altre barriere gli argini dell’altissimo San Bartolomeo, per cui è diventato impossibile camminare lungo tali acque fluviali e pescare, dati gli ostacoli e le chiusure certamente illegittime installate. In parole povere ci si è appropriati di suolo demaniale, per l’appunto degli argini, il che non è affatto consentito”. Cosa chiedete perché si possa tornare a praticare in assoluta libertà e tranquillità la pesca sportiva lungo il San Bartolomeo di Venafro ? “Occorre liberare gli argini e le aree demaniali, consentendo a tutti di passeggiare e camminare lungo le sponde fluviali, che sono del demanio cioè di tutti e non certo di Tizio o Caio. Se e quando tanto verrà fatto, finalmente si potrà tornare a pescare nel San Bartolomeo. In pratica occorre che i privati che hanno sbarrato ed ostruito le sponde del fiume, impossessandosi di terreno non di loro proprietà, restituiscano quanto indebitamente chiuso e recintato. E’ questione di pura educazione e civiltà che ci auguriamo alla fine prevalga nell’interesse di tutti, non solo di noi pescasportivi”.

 

Tonino Atella