di Pietro Tonti
Vogliamo meravigliarci delle scelte politiche calate dall’alto dai vertici romani sulle candidature alle politiche del 25 settembre?
E per quale motivo i molisani dovrebbero stupirsi di queste decisioni dei capi partito, quando questa regione da anni viene smembrata dei presidi principali e aggregata all’Abruzzo?
Nessuno si è mai indignato di aver perso enti, sindacati, comandi delle forze dell’ordine e con essi posti di lavoro, finanche i canali televisivi. Nessuno si è mai indignato per l’emorragia di giovani che fuggono letteralmente dal Molise, per non farne mai più ritorno.
Ora dovremmo fare le barricate per opporci all’assegnazione di seggi sicuri a Lotito e a Cesa? Ma quale indignazione d’Egitto, cosa hanno fatto negli ultimi quattro anni i 5 eletti molisani in parlamento per evitare la distruzione di questa piccola realtà?
Se hanno fatto qualcosa, nessuno se ne accorto, sia in direzione dello spopolamento inarrestabile, quanto meno in sanità per questa regione in cui non si riescono più a garantire i livelli essenziali di assistenza e il disavanzo sanitario è sempre la spada di Damocle in ogni scelta dei tavoli ministeriali.
Non abbiamo ricevuto nemmeno una posizione concreta nel periodo della pandemia, solo critiche sterili al governo regionale, quando tutti i parlamentari sono stati eletti nel partito di governo e se avessero avuto peso politico, qualche cosa avrebbero pur dovuto fare per avere un centro Covid adeguato: nulla!
Abbiamo assistito a comunicati retorici sui diversi argomenti, ma mai efficaci al fine di cambiare le sorti del Molise che langue e sprofonda nella disoccupazione e nella chiusura delle principali attività artigianali e commerciali.
C’è da indignarsi sicuramente, per come i rappresentanti parlamentari del Molise, in questi lunghi anni, non siano stati in grado di incidere minimamente sullo sviluppo di questa regione.
Francamente, conoscendo lo spessore politico di Lorenzo Cesa, qualora venisse eletto nel Molise, potremmo contare su una persona che conosce bene le dinamiche e i problemi della nostra terra; in grado di farsi valere nelle sedi governative e magari giungere a risultati attesi e mai sfiorati da chi nelle vesti di parlamentare molisano, si è ritrovato catapultato a Roma senza la minima cognizione e conoscenze in alto rango istituzionale, per portare a casa un minimo risultato, finalizzato alle esigenze reali e pragmatiche del popolo molisano.