Incongruenze – I miliardi previsti dal PNRR per il rilancio del Molise, arriveranno o meno? Se arriveranno per quale motivo pensare ad aggregarsi ad un’altra entità territoriale (Molisannio o progetti macroregionali)? La politica del presente e passato, incapace di programmare una visione futuribile di questa terra.
di Pietro Tonti
E’ il periodo storico in cui le istituzioni molisane e la stessa popolazione si chiede se l’identità regionale del Molise debba restare tale o debba aggregarsi ad un’altra realtà provinciale come nel caso del “Molisannio”, lanciato dall’ex guardasigilli Clemente Mastella, più come visibilità mediatica per il costituito nuovo soggetto politico “Noi di Centro”, non come vera ipotesi di aggregazione con la provincia di Benevento. Dato che la provincia della famosa strega, è messa come il Molise, se non addirittura peggio, con sistemi franosi e un dissesto idrogeologico importante, una crisi industriale e commerciale senza precedenti e fanalino di coda nella regione Campania. A chi gioverebbe una tale iniziativa? Zero più zero, ha sempre risultanza zero. Restando in matematica, da un punto di vista delle aggregazioni, spostando l’attenzione sull’Abruzzo, potremmo utilizzare l’equazione di “Dirac”, “Se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possono più essere descritti come due sistemi distinti, ma in qualche modo, diventano un unico sistema”. Questo è il caso del Molise, per secoli unito all’Abruzzo, poi separato ha ereditato anche la stessa litigiosità politica dell’Abruzzo, stesse problematiche e criticità, per quale motivo si dovrebbe protendere verso una riunificazione? Questo pensiero pessimistico di gettare la spugna, è dettato dalla incapacità programmatica del passato e del presente politico, privo di una visione futuribile del Molise quale regione autonoma, indipendente ed economicamente sostenibile dal punto di vista economico e lavorativo per i suoi abitanti. Caso calzante la Valle D’Aosta, 124 mila abitanti, la metà del Molise, provate a chiedere ai valdostani di aggregarsi al Piemonte, ricevereste una fragorosa risata in faccia. Eppure, l’idea di depennare il Molise dalla carta geografica, cresce giorno dopo giorno, in maniera irresponsabile. Direte la Val D’Aosta ha lo statuto speciale e ha particolari forme di autonomia e un reddito pro- capite tra i più alti d’Italia, vero, ma hanno lottato per essere indipendenti e creare le condizioni di crescita e guardate i dati, dal 2018 ad oggi hanno perso circa 2.000 abitanti. Non certamente l’emorragia del Molise. Comunque i politici si fasciano la testa prima di ricevere il bernoccolo. Eppure i tanti miliardi di euro che arriveranno dal PNRR, almeno in previsione, dovrebbero scongiurare ogni velleità aggregativa, si dovrebbe puntare dritti su un’economia interna e un rilancio occupazionale. Due sono le cose, o il PNRR è un miraggio, oppure le idee per il futuro sono poche e anche confuse. Rileviamo solo litigiosità politica e proclami, mentre si ipotizza l’ecatombe aggregativa ad ipotetiche province o macroregioni, per non contare più nulla in assoluto nel panorama nazionale e convincere realmente tutti che il Molise non esiste.