Isernia – Nessuna salvaguardia per i piccoli commercianti e artigiani al collasso, mentre la GDO la (grande distribuzione organizzata) inaugura capannoni commerciali a tutto spiano.

di Pietro Tonti

Mentre assistiamo alla lenta agonia delle piccole attività economiche su Isernia città, con artigiani e commercianti costretti a chiudere carichi di debiti; dopo due anni di pandemia e il regalo dei rincari energetici che hanno stroncato ogni eventuale aspettativa di rilancio per i pochi eroi, ancora pieni di buona volontà per resistere.

Assistiamo invece a qualcosa di straordinariamente opposto. I grossi gruppi della grande distribuzione organizzata, parrebbe che su Isernia abbiano trovato la Mecca, o meglio la mitica città dell’El Dorado.

Non si spiega, come in una realtà che perde popolazione costantemente e tutti chiudono, questi grandi capannoni industriali emergono e puntano sul commercio nella disastrata pentria.

Ci siamo chiesti e dati delle risposte. Politicamente qualcuno blatera di un disegno politico che sarebbe partito dal governatore Frattura, il quale avrebbe deciso illo tempore, di costringere  i tanti piccoli a chiudere e veicolare attività della GDO su Isernia, per indebolire l’elettorato ampio dell’antagonista Michele Iorio. Inverosimile concetto che assumiamo nelle ipotesi più remote, ma la realtà si può leggere da un punto di vista molto più consono al quadro economico generale dell’Italia, riportata nella nostra città.

Il commercio delle microattività non può sopravvivere con le attuali politiche economiche, questo è inoppugnabile. I costi di gestione rispetto agli introiti non garantiscono nemmeno  il “break even point”, il punto di pareggio, figuriamoci la possibilità di reggere con un minimo di reddito.

Il vulnus ulteriore, rappresentato dagli acquisti sul web, i prezzi più bassi, hanno cambiato le abitudini di acquisto e ulteriormente allontanato la gente dalla piccola realtà commerciale che non può sopravvivere.  Cosa ben diversa con la grande distribuzione organizzata, dove gli investitori, quasi sempre multinazionali e holding che oltre a progettare rinnovi sfruttando fondi europei e nazionali, riescono a catalizzare l’attenzione del pubblico su aree più ampie e con merceologie eterogenee oltre agli alimentari.

Inseriti in un contesto di area nazionale e talvolta internazionale, riescono ancora a portare utili nelle tasche degli investitori. Questa la realtà. Poi, se sia giusto o sbagliato è un altro paio di maniche. Certamente i nostri centri storici, le nostre strade principali non sono più quelle di un tempo, ma dove sono le nuove idee di rilancio? Dov’è la politica che dovrebbe salvaguardare le piccole partite Iva. Silenzio assordante, mentre tutto, nemmeno tanto lentamente muore.