di Pietro Tonti
Oramai è diventato un generale grido d’allarme, un vero tormentone in tutto il Molise, la sanità pubblica sta palesando in questi giorni quella fragilità estrema di cui da anni associazioni e medici riferiscono.
Con la seconda ondata di coronavirus in corso, sono saltati i parametri fondamentali d’assistenza. Decine di famiglie isolate con positività in frazioni e piccoli comuni in attesa di visite domiciliari che gli Usca non riescono a garantire, soprattutto in provincia di Isernia. Medici di base surclassati di chiamate e oberati di impegni con un distacco sostanziale dall’Asrem che non risponde a telefono al grido d’aiuto e i 118 che vagano chiamati ad intervenire nelle situazioni più disparate, non solo per il Covid; cercando di tappare la falla con una mano alla diga che sta crollando. Tamponi che si perdono, attese estenuanti per processarli e la gente vaga nel buio dei referti che non arrivano, o quando arrivano il ritardo è biblico. Intanto il contagio avanza e fa vittime. In una sola settimana 11 nonni sono volati al cielo nei reparti di malattie infettive e in terapia intensiva al Cardarelli.
Dal va tutto bene della prima ondata del virus , al va malissimo e andrà peggio di oggi.
Emblematiche le foto postate su facebook ieri l’altro che riguardano delle postazioni per i prelievi dei tamponi al S.S. Rosario, le quali esprimono tutta la precarietà di un sistema sanitario collassato. Dopo un’attesa estenuante (vedi foto) arriva un secondo operatore e si snellisce la fila, ma vedete come si effettuano i prelievi sul marciapiede, nel parcheggio dell’ospedale e in piedi sotto al porticato. Rispetto della privacy zero con outing in corso che per la sanità è qualcosa di clamorosamente impensabile.
Ma questo è nulla rispetto alle criticità generali della sanità odierna. Per i ricoveri in malattie infettive a Campobasso esistono protocolli per le accettazioni? Per gli USCA per le assistenze domiciliari esiste un protocollo e hanno in dotazione gli strumenti per realizzare anche analisi in tempo reale?
Parrebbe dalle numerose telefonate che giungono in redazione, dalle informazioni che raccogliamo da chi è impegnato in prima linea negli ospedali, una regola esatta da seguire mancherebbe, vige quindi l’approssimazione.
Con il grido di aiuto di sindaci e gente comune costretta in casa da giorni senza una visita domiciliare, anche se si aggravano, registriamo l’appello emblematico di una molisana, Luciana Capasso su facebook : <<Al Cardarelli non c’è personale, mamma ha 79 anni sta lì per una caduta si è rotta il femore. È in una stanza da sola su una barella con le piaghe da decubito oggi gli hanno portato qualcosa da mangiare alle 16 del pomeriggio senza nemmeno le posate. Non si può muovere per aprire una scodella per mettersi un boccone in bocca. E’diabetica ha dovuto aprire con il suo orologio la scodella, ha mangiato con le mani come un animale. Senza offendere gli animali. Noi non sappiamo più a chi rivolgerci, è abbandonata a se stessa perché personale non c’è, sono pochi, non fanno entrare volontari; noi parenti non sappiamo cosa fare a chi rivolgerci>>.
La cura delle malattie tempo dipendenti o di una semplice operazione di appendicite, nel Molise diventa complicato. La mancanza di anestesisti, di personale medico e infermieristico aggravano ulteriormente il quadro drammatico degli ospedali.
E’ il momento di chiedere aiuto all’esterno, non c’è più tempo, il banco della sanità nel Molise è saltato, chiedere l’intervento anche dell’esercito se è necessario, ravvedersi al più presto è necessario, lo chiede la gente comune, oltre alle associazioni e ai sindaci. Non possiamo affidarci solo alla clemenza del virus e della dea bendata, e far fede solo sulle rassicurazioni dei vertici Asrem che di giorno in giorno vengono smentite dai fatti e dalla gente che racconta episodi raccapriccianti che colpiscono i propri familiari.