di Pietro Tonti

Ricorderete sicuramente il caso evidenziato su questo quotidiano circa tre settimane fa, quello dell’anziana signora colpita da ictus, riscontrato al Pronto Soccorso dell’ospedale di Isernia e solo dopo 42 ore trasferita al Neuromed di Pozzilli, per l’attesa di un tampone anticovid.

Fortunatamente in quel caso la signora non era grave e si è salvata. Evidenziammo, come per le malattie tempo dipendenti, non si può attendere l’esito del tampone, si dovrebbe agire nel mettere il paziente in sicurezza, magari se necessita di un intervento chirurgico bisogna farlo in fretta; prima si agisce e più aumentano le probabilità di salvezza per la persona colpita da infarto o stroke.

Ci fu riferito dal Dg Asrem Oreste Florenzano che il trasferimento da una struttura all’altra è possibile solo dopo l’esito del tampone, non basta il test rapido di cui l’Asrem si è dotata. Allora viene da pensare a cosa servono i test rapidi, se non a salvare la vita delle persone che non possono attendere i tempi biblici di un tampone.

Oggi siamo costretti ad evidenziare un altro caso, quello che ha interessato il noto artista isernino, pluripremiato in tante manifestazioni pittoriche in tutta Italia. Michele Inno 54 anni, come ci riferisce la sorella Antonella nei particolari sulla sua pagina facebook, sarebbe arrivato in condizioni critiche al Neuromed di Pozzilli.

Michele lunedì pomeriggio si è recato al Pronto Soccorso del Veneziale accompagnato dalla moglie in stato confusionale e problematiche verbali. I sanitari lo avrebbero visitato dopo un’ora e mezza  con esito del test rapido negativo al Covid. Gli viene effettuata una Tac che sembrerebbe non aver rilevato alcun ictus in corso, ma forse era necessaria una risonanza magnetica a cui viene sottoposto la mattina di martedì che avrebbe rivelato le condizioni dei tessuti molli. Fino alla Risonanza magnetica – afferma la sorella di Inno – secondo i sanitari il paziente stava bene,

La risonanza magnetica rivela invece un’ischemia in corso, sono le 14.00 di martedì. A quel punto si decide di spostare il paziente in altra struttura per intervenire, ma non può andare perché manca l’esito di un altro tampone anti covid per essere trasportato al Neuromed.

Alle 15.30, parte per il nuovo ospedale ma troppo tardi, solo un’ora e 20 minuti dopo, perché il risultato del secondo tampone non arriva, sarebbe rimasto su una scrivania ad attendere come una persona normale e non come un paziente con un ictus in corso.

Allora mi chiedo – afferma la sorella nel post social – “se mio fratello fosse stato positivo al covid cosa avrebbero fatto? Gli avrebbero dato il colpo di grazia con un colpo di pistola? Ma se una persona non muore di covid invece può morire d’ischemia? Ci hanno detto che sarebbe bastato un semplice intervento (che però doveva, essere effettuato nel giro di 12 ore in caso d’ischemia) e mio fratello sarebbe stato bene”.

Noi invece ci chiediamo. Visto che è la seconda volta che accade, per quale motivo i vertici Asrem non prendono provvedimenti ricorrendo ad una corsia preferenziale per trattare le patologie tempo dipendenti? Ci deve scappare il morto prima di intervenire?