di Claudia Mistichelli
Prima del 1978, l’interruzione volontaria di gravidanza, per il codice penale italiano, era considerata un reato.
Dopo l’introduzione della legge sull’aborto, l’interruzione volontaria di gravidanza su richiesta della donna è legale, si può effettuare solo entro un dato periodo di tempo. Scaduto questo viene concessa solo in casi più rari, a discrezione del medico e in presenza di gravi malformazioni del feto o di rischio per la salute della donna.
La Regione Lazio, per garantire questo diritto, ha bandito un concorso per ginecologi non obiettori di coscienza. (Obiettore di coscienza: la possibilità di rifiutare di ottemperare a un dovere, imposto dall’ordinamento giuridico o comunque contrario alle convinzioni di una persona, da parte di chi ritiene gli effetti che deriverebbero dall’ottemperanza contrari alle proprie convinzioni etiche, morali o religiose).
Piaccia o no, questa è la legge e il diritto deve essere difeso. La tutela della donna deve esserci sempre, non solo quando fa comodo. Ad esempio delle quote rosa in politica potremmo farne a meno, mentre la tutela della donna è giusta quando è picchiata, stuprata, vessata, insultata, o come in questo caso, quando ha la facoltà di scegliere se abortire o meno.
Il Molise che non esiste, in questo caso, detiene la percentuale più alta di obiettori di coscienza con ben il 93,3% dei ginecologi. Chi sceglie di lavorare in strutture sanitarie pubbliche ha il dovere di dare un servizio, altrimenti può decidere di fare altro. Gli ospedali hanno l’obbligo di offrire questa scelta e di porsi questo problema quando il diritto è a rischio. Per caso non è violazione della legge una struttura che non assicura questo servizio?
Non esiste violazione della legge per i medici che rifiutano il loro dovere quando non c’è un’altra soluzione? Come sempre in Italia è difficile far valere un proprio diritto. Il rischio resta a carico della donna, a volte anche minorenne, che deve spostarsi fuori regione. Nel peggiore dei casi, invece, finisce nelle mani di persone che svolgono la professione abusivamente e senza qualifiche.
A noi non è dato sapere e, ancor meno giudicare, cosa sia eticamente o moralmente giusto per una donna che sceglie di abortire. Una persona di cui non conosciamo il percorso di vita ed emotivo che la porta a fare un passo così estremo. Se essere obiettori di coscienza è un diritto, lo è anche quello di una donna di abortire e di vedere tutelato questo servizio. Come affermava il figlio di Dio: Chi è senza peccato scagli la prima pietra!